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6 novembre 2014 11:37 - sostenitoreencod
Il Direttivo di Encod vorrebbe fare la seguente dichiarazione: Noi crediamo che le discussioni possano aiutarci a migliorare la lotta per l'accettazione del concetto di CSC in Europa, ma solamente se il tono rimane cordiale e rispettoso di tutti, e che non sia disturbato da scontri soggettivistici.E' chiaro che esiste una certa confusione sul termine Cannabis Social Club.Noi crediamo che questa confusione sia causata da due cose.Da una parte questo termine è spesso usato da persone che non possono ancora immaginare che cosa sia realmente un CSC e come gestirlo- semplicemente perché questo concetto nel suo paese non può essere ancora realizzato per ragioni legali o politiche.D'altra parte, negli unici paesi dove il concetto può essere realizzato(Belgio e Spagna) ci sono già alcune persone che utilizzano il termine per mascherare un modello di business commerciale. E ciò per ragioni di pubbliche relazioni dal momento che il pubblico in generale è più propenso ad accettare un cannabis social club piuttosto che una impresa commerciale.Encod esiste dal 1993.Nel corso del tempo ci siamo abituati a persone che utilizzano il sacrificio degli attivisti come trampolino per costruirsi sua propia carriera professionale all'interno di una impresa, un reparto scientifico o una agenzia di riduzione del danno. Noi abbiamo imparato a convivere con tutto ciò, mantenendoci concentrati sull'obbiettivo di lungo termine.I cannabis social club non possono esser brevettati- dal momento che essi non sono altro che una idea, un concetto.In ogni paese,regione, forse città gli attivisti come pure le autorità devono trovare la loro propria interpretazione di questo concetto. Non dimentichiamo che il nostro obbiettivo finale non è di creare dei cannabis social club.Il nostro vero obbiettivo è una legislazione all'interno della quale siano garanti i diritti di tutti gli adulti a possedere e coltivare in casa propria per uso personale.I cannabis social club possono costituire un importante strumento per ottenere questo obbiettivo.Ma solamente se essi sono chiari e trasparenti su loro stessi. Per questo hanno bisogno di identificarsi come CSC e di avere qualcosa in comune: un codice di condotta.Noi dobbiamo differenziare il concetto teorico di CSC da quello pratico, della sua realizzazione.Finché le persone utilizzano il termine cannabis social club per promuovere ogni tipo di proposta politica che regola il diritto a coltivare cannabis per ogni persona adulta nel loro paese, tenendo in conto le tradizioni locali e le situazioni che loro stesse percepiscono, chi siamo noi per opporci o dissentire?Naturalmente è una cosa interamente diversa, quando la gente inizia a mettere il concetto in pratica.Dopo molti mesi di discussione tra attivisti di vari paesi in Europa, il Codice di condotta di Encod è stato stabilito nel dicembre 2011.Nella assemblea generale del 2013 a Bermeo, era stato semplificato nel http://encod.org/info/WHAT-IS-A-CANNABIS-SOCIAL-CLUB.ht mlIl suo obbiettivo è di servire da linea guida per coloro che voglio impiantare un cannabis social club nel loro paese, ma anche come un riferimento ai consumatori.Che dovrebbero sapere che il loro club segue questo codice di condotta,e che se pensano che questo non sia il caso, essi dovrebbero avere un punto di riferimento a cui rivolgersi.Il modello è congegnato per proteggere e rinforzare i consumatori-dargli l'opportunità di controllare la produzione del loro fabbisogno, in modo che possono smetterla di essere manipolati. Per questo è importante che il CSC sia una associazione: la democrazia interna di una associazione rende possibile per tutti i membri di unirsi e di mettere in discussione il comitato di gestione se lo considerano necessario. Questo è molto più difficile da fare se ci si riferisce ad un modello commerciale o statale.Ciò è importante perché fornisce ai membri di potenzialmente migliaia di CSC, che sorgeranno presto in tutta Europa il potere di controllare i collettivi stessi, invece di trovarsi a dipendere da qualche autorità europea o nazionale. Nel caso di Giorgio ( che si è presentato come individuo, non come rappresentativo di ASCIA) non vediamo come le sue parole possano aver prodotto danno sia all'interpretazione del termine CSC in Italia ,sia ai funzionamiento dei centinaia di CSC che si spera nascano presto in Italia.Distinti saluti. Il Direttivo di Encod
29 ottobre 2014 15:03 - Block_Macigno
AssociazioneASCIA, rimane il presupposto che quello che scrive questo signore non sta ne in cielo ne in terra, sono atterrito da quello che scrive, teoricamente non fa una piega quello che dice ma praticamente è catastrofico. Poi volevo dire una cosa su AmsBunDem BELLA GENTE! cioè un ottuso/a che non sa accettare il pensiero altrui, questa è la gente che rovina le nostre battaglie per un mondo migliore dove la canapa non viene considerata illegale ma che venga usata in tutti i suoi 5000 utilizzi possibili!!
PS per AmsBunDem io non sono un profeta però ho combattuto per 10 anni in Italia per far si che questa pianta non fosse considerata illegale, e sinceramente dopo 3 governi non eletti dal popolo (monti, letta e renzi) io ho capito che è inutile battersi con un popolo di caproni, continuo la mia battaglia da lontano ma non ti preoccupare che il mio cuore l'ho lasciato in Italia.
29 ottobre 2014 14:01 - Associazione ASCIA
ASCIA vuole precisare che l'articolo in questione è un idea ed una proposta personale del Dott. Giorgio Gatti, che nulla centra con la nostra associazione.

Nonostante il Dott. Gatti, sia un nostro collaboratore e membro a tutti gli effetti di ASCIA, volevamo precisare che trattasi appunto di una sua proposta personale e non condivisa dalla nostra associazione, come si potrà evincere anche dalla firma in calce che riporta esclusivamente il nome dell'autore e non il nome dell'associazione.

ASCIA - Legalizziamolacanapa.Org
28 ottobre 2014 18:36 - Block_Macigno
GUARD PENSAVO FOSSE UN FORUM CON MENTI PIU' APERTE MA COME AL SOLITO SIETE DEGLI OTTUSI, A ME DEL TROLL DAI? MI CANCELLO DA STO FORUM!!!! FASCISTI!
28 ottobre 2014 18:06 - AmsBunDem
Secondo me... Tu ed "ENNIO" siete parenti...
O con Ennio o col Divino Otelma, che predige il futuro da qui a 10 anni. Senza offesa, ma la conversazione termina qui. Che le stelle siano con te. :-)
28 ottobre 2014 17:57 - Block_Macigno
te lo dico con certezza: non esiste nessuna normativa amministrativa sui csc!!!! FIDATI!!! quello che hai scritto si trova nella maggioranza di statuti accettati dall'ayuntamento di barcelona ma non è ne una normativa ne una legge, I CANNABIS SOCIAL CLUB SPAGNOLI SONO ILLEGALI TANTO E' CHE LA SPAGNA E SOPRATUTTO LA CATALUNIA STA FACENDO UNA REGOLAMENTAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI PERCHE' NON ESISTE DA NESSUNA PARTE, I CANNABIS SOCIAL CLUB NASCONO DA UNA LEGGE ANTIFUMO VIGENTE IN SPAGNA, MA MAI NESSUNO LI HA REGOLARIZZATI!! QUI IN SPAGNA SONO TOLLERANTI SULLE COLTIVAZIONI DOMESTICHE MA I CSC NON LI POSSONO PROPRIO VEDERE!!! NON DATE FALSE SPERANZE ALLA GENTE CI VORRANO ANCORA 10 ANNI PRIMA CHE QUALCOSA CAMBI IN ITALIA!!!
28 ottobre 2014 17:36 - AmsBunDem
Non volendo (o volendo?), la discussione si è spostata su altri argomenti, dato che si stava parlando delle slide di tal Dott. Giorgio Gatti, ma non fa niente, sono certo ci sarà altra occasione di argomentare...

Riguardo la SPAGNA, caro amico @Block_Macigno, non sono io a doverti spiegare "come funziona", semmai dovrebbero occuparsane i gestiori del club a cui sei iscritto, tuttavia che i CSC possano essere solo ed esclusivamente NO-PROFIT è un dato di fatto inconfutabile. Al di là del "principio" su cui nascono i CSC (e ti pare poco?), la COMMERCIALIZZAZIONE DELLA CANNABIS è vietata dalla legge anche in Spagna, così come negli altri Paesi che hanno aderito / intendono aderire al modello dei CSC.

Forse tu ti confondi con gli ADEMPIMENTI a cui le associazioni devono assolvere e che dipendono da Paese a Paese, tuttavia il dover assolvere a questi adempimenti certamente non dà alcun diritto a rifarsi economicamente vendendo Cannabis. Perciò ci andrei molto piano ad affermare "come funziona" a Barcellona o in Spagna, che Encod ha fallito, etc. etc., piuttosto approndirei meglio i concetti, partendo dalla normativa amministrativa in vigore lì da voi (beati voi):

"Normativa administrativa

Las Asociaciones Cannábicas (CSC) deben ajustar sus estatutos, acta fundacional y todas sus actividades a lo dispuesto en la Normativa Básica Reguladora Estatal y a la Normativa Básica Reguladora Autonómica del Registro de Asociaciones y seguir el proceso de inscripción que las mismas normativas establezcan.
Una Asociación Cannábica debe cumplir con unos Estatutos aprobados por el registro competente, así como tener otorgado un CIF por la Agencia Tributaria.
Las Asociaciones están obligadas a cumplir las normas de civismo, ordenanzas, reglamentos y demás disposiciones legales que adopte la administración."

Per il resto, ti ringrazio per i buoni consigli di non dare troppo peso a quello che dicono le iene (dove per "iene" io intendo una categoria piuttosto ampia, non solo la trasmissione TV), il rischio che ci lasciamo "infinocchiare" ti assicuro NON c'è - infatti siamo qui a contestare questo "articolo" - e riguardo il "troll" di nome ENNIO...... Non so proprio che dirti..... Pensavo stessimo facendo un ragionamento serio e poi esce fuori un troll......
28 ottobre 2014 16:44 - Block_Macigno
AmsBumDem il problema fondamentale, non è il principio su cui nascono i CSC, ma nel fatto che nel mondo per quanto encod parli, non esiste una regolamentazione dei CSC, encod è un codice guida che nessuno almeno in spagna rispetta,anche perché le linee guida encod non prevedono un versamento volontario di una somma stabilita tra le associazioni nei confronti del comune che incassa i soldi delle associazioni, questa è una tutela che si è creata tra le associazioni per non essere chiuse dal comune, l'ENCOD ha fallito, per quanto riguarda la FAC, la mia associazione(DOVE SONO SOCIO ATTIVO) fa parte del MOVIMENT CANNABIC CATALA', ma sopratutto non ho intenzione di fare pubblicità su questo sito, dato che lo statuto parla chiaro, non si può far pubblicità di associazioni su internet.
Comunque per esperienza personale non ascoltate quello che dicono le iene e compagnia sulle associazioni ma sopratutto prendete sempre con le pinze queste notizie che a me sembrano sempre più esperimenti sociali per vedere la reazione della gente, tant'è che avete addiritura un troll pagato dal sito di nome ENNIO, pazze risate con quel "omino" di ennio....non fatevi infinocchiare per cortesia, siete le menti che possono cambiare qualcosa in quello schifo di paese!!!
28 ottobre 2014 15:26 - AmsBunDem
@Block_Macigno scommetto che in Spagna, a Barcellona, che le "Associazioni per fumatori" non sono iscritte nemmeno alla FAC (Federaciòn de Asociaciones Cannabicas - www.fac.cc), che è una dei principali membri di ENCOD e così definisce le Associazioni di fumatori in Spagna:

"Las características generales que debe cumplir cualquier Club Social de Cannabis adherido a la FAC están estrictamente definidas y planteadas. En estas agrupaciones, se abastece en círculos cerrados y SIN ANIMO DE LUCRO a usuarios de cannabis mayores de edad o con enfermedades para las que el cannabis se considera beneficioso."

Poi, il fatto che delle regole ci siano, ma NON TUTTI le rispettino, non mi pare una novità!

...Come si chiama il tuo Club a Barcellona? :-)
28 ottobre 2014 14:58 - Block_Macigno
Avete parecchia confusione sui CSC, non avete idea della battaglia che stiamo facendo in Barcellona, non si può parlare di sistema no profit, infatti i cannabis social club qui in barcellona, danno una somma forfetaria al comune per le "tasse" che ancora non sono state istituite, dato il fatto che in tutto il mondo non c'è uno stato che regolamenta i CSC, l'informazioni che danno l'ENCOD, sono nella maggior parte di casi informazioni e regolazioni fatte da loro senza consultare leggi e informative europee, INFATTI IN BARCELLONA NESSUNA ASSOCIAZIONE PER FUMATORI E' INSCRITTA AD ENCOD, PER VIA DEL FATTO CHE SONO MOLTO POLITICIZZATI, la battaglia dobbiamo farla da soli, perchè le istituzioni possono essere corrotte dagli stati e dalle farmaceutiche, e in ITALIA IL PROBLEMA PIU' GRANDE E' IL VATICANO! FUORI DALL'ITALIA.
Non voglio sembrare saccente ma la storia è molto diversa da come ve la presentano, non è cosi facile mantenere aperta un associazione sopratutto se il comune ti fa chiudere perchè dice che le associazioni dagli impianti di ventilazione supercostosi esce fumo più nocivo di quello delle automobili,non pensate che qui non ci siano problemi, anzi proprio il contrario. CONTINUIAMO A COMBATTERE!
28 ottobre 2014 13:16 - FreeWeeder
E' importante dare il vero valore e significato alla parole quando si affrontano argomenti di livello economico/sociale, ed in questo articolo trovo molte inesattezze, soprattutto nell'utilizzo dei termini. Dare la possibilità di istituire CSC in Italia significherebbe autorizzare l'autoproduzione personale (perchè su questo ruota il modello CSC, non sulla distribuzione centralizzata o aziendale), e quindi rendere disponibile ad OGNI cittadino (maggiorenne) la possibilità di associarsi in modo No Profit per coltivare Cannabis localmente e poterla distribuire tra soci registrati (della suddetta Associazione No Profit locale) i quali dividono equamente le spese necessarie alla produzione, senza vendita, ne profitto.
Inoltre, come vuole la parola SOCIAL, è necessario che tale modello sia aperto, applicabile e disponibile a tutti.
TUTTI gli altri tentativi o proposte che si discostano da questo modello base, che è già sostenuto da diverse Associazioni anche in Italia ed in Europa, sono, spiace dirlo, solo tentativi di attuare un sistema di Monopolio e/o di Business.
Inutile proporre una soluzione a livello economico se non si tiene prima conto dell'esigenza del consumatore. Il modello base CSC, che potete trovare qui http://freeweed.it/cannabis-social-club/ spiega nel dettaglio il perchè sia necessario creare IN LOCO la distribuzione in modo NoProfit, proprio per rimanere esterni alle logiche di business e monopolio e garantire la distribuzione della Cannabis solo a soci maggiorenni, ammortizzando le spese di produzione e localizzandone la distribuzione senza influire sulla spesa pubblica, ma, anzi, favorendo economie locali che si riattiverebbero trasversalmente alla costituzione dei CSC (affitti locali, attrezzature, energia, spese di sussistenza, alimentari ecc..), e non direttamente, cioè portando guadagno a chi vende e/o produce cannabis (anche se legalmente, come vuole un sistema di monopolio o business) e/o al mercato illegale.

#InformazioneUnicaSoluzione
28 ottobre 2014 13:05 - mbarex
Sembra molto surreale questo articolo...il Governo pensa bene di mettere la cannabis nelle mani dei militari per istituire una sorta di Monopolio, e se non ho capito male qui si propone un sistema di licenze con semi controllati e forniti dai militari con la possibilità poi di fornire altre varietà di semi ai militari?? Sarebbe come proporre ad un vegano una grigliata di carne!! Menomale poi che all'ultima assemblea di Encod si era ribadito (almeno 10 volte!) il carattere no profit del modello CSC...solo che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire!!!
28 ottobre 2014 13:05 - LisaLizz
Invito il Sig. Gatti a visionare il sito di ENCOD e di informasi bene sulla NATURA e DEFINIZIONE dei CSC ..

http://www.encod.org/info/-Chi-siamo,273-.html

Per facilitare la consultazione delle nozioni base sono state ri-elaborate in questo sito:

http://freeweed.it/cannabis-social-club/

#InformazioneUnicaSoluzione
28 ottobre 2014 12:38 - silvia89
Allora, se parliamo di Social Club, parliamo di autoproduzione e autogestione del locale (eh sì i social club hanno delle sedi dove si consumano i prodotti AUTOPRODOTTI lo ripetiamo) da parte del cittadino, non del governo. Se è il governo a decidere quanta materia prima si può produrre, se è il governo solo che può produrla, si parla di MONOPOLIO.
28 ottobre 2014 12:37 - LisaLizz
Mi chiedo come sia possibile parlare di Business Plain, Progetto Pilota e trattare l'argomento come se fosse ECONOMIA e quindi PROFITTI quando, invece i CSC hanno tutt'altra NATURA!!!!

Chi inizia il progetto dei CSC.. ENCOD si riguarda bene nel dire che sono ASSOCIAZIONI (e quindi non aziende-istituzioni-partiti o altro) NO PROFIT... zero aziende.. zero profitti..
ENCOD dice altrettanto che i CSC sono APERTI A TUTTI.. senza distinzioni d'uso della cannabis.. quindi utilizzo sia medico che ludico..
ENCOD sottolinea anche che il CSC tutela il Circuito CHIUSO tra coltivatore e consumatore..tutto per evitare infezioni del mercato nero e speculi economici.. e Firenze che c'entra? ..

Una cosa dico: DIAMO IL GIUSTO NOME ALLE COSE!
28 ottobre 2014 12:27 - silvia89
"Il termine CSC – Cannabis Social Club – è l’acronimo adottato da Encod per definire e promuovere lo sviluppo in tutta Europa, fin dal 2006, di un modello regolamentato, non commerciale e riservato esclusivamente agli adulti di coltivazione collettiva della cannabis che, senza infrangere le convenzioni internazionali sulle droghe, fosse in grado di soddisfare un livello di sicurezza e di trasparenza tale da poter costituire una alternativa legale, concreta, credibile ed efficace al traffico illecito di sostanze stupefacenti, tutelando i diritti dei consumatori e contribuendo allo sviluppo di una politica sulla cannabis a beneficio della società nel suo complesso, fortemente orientata alla prevenzione ed alla riduzione del danno, soprattutto nei confronti dei minori e dei soggetti più a rischio." Quella è la difinizione ufficiale di CSC mentro voi sostenete che "I CSC rappresentano la forma associativa di acquisto di semi per la coltivazione collettiva di cannabis" e parlate già di business. ATTENTI QUESTI ESPERTI ECONOMISTI VI PRENDONO IN GIRO!!!
28 ottobre 2014 12:15 - AmsBunDem
Nonostante la buona volontà, le slide proposte certificano come l'autore abbia completamente stravolto il concetto di CANNABIS SOCIAL CLUB, conservandone solo il termine. Ciò denota ignoranza in materia, oppure l'esigenza di definire Cannabis Social Club una serie di teorie copia/incolla che, in quanto tali, non sono assolutamente di alcun contributo, se non confondere chi legge. Per maggiori informazioni sui CSC, consigliamo vivamente di consultare il sito web della Coalizione Europea che ha coniato il termine e sviluppato il concetto ed attuato il modello in Spagna ed in Belgio: ENCOD.ORG. E se qualcuno avesse dei dubbi sulla situazione in Italia, faccia un salto su FREEWEED.IT/CANNABIS-SOCIAL-CLUB. Grazie.
27 ottobre 2014 13:25 - ignorante
contingentare i semi da distribuire ai social club...mai e poi mai ho sentito una simile caxxata...da morir dal ridere se non ci fosse da piangere.

i club di pazienti hanno bisogno di talee, non semi, per ottenere prodotti stabili e omogenei.

a parte che sfido chiunque a voler controllare (limitare) la libera diffusione/commercio di semi.
non ci sono riusciti neanche in Francia e Germania dove i semi sono illegali, figuriamoci in Italia.

Italia, praticamente un Paese su Marte.
25 ottobre 2014 20:05 - Block_Macigno
Comunque a me sembra un po' una cosa campata in aria. Spiego: vivo a Barcellona ormai da un anno, e qui i cannabis social club non sono una realtà, ma solo una presa di posizione da parte di gruppi di persone che attaccano una legge sul fumo in vigore qui in spagna e grazie a quella sono aperti, in nessun modo I CANNABIS SOCIAL CLUB SONO UNA COSA LEGALE ANZI IL CONTRARIO infatti in questo ultimo periodo il comune di Barcellona ha avviato una procedura per la regolamentazione di questi club, e sarebbe la prima in europa, perchè non esiste ancora una legge che renda legali questi posti, QUINDI MI RISULTA MOLTO DIFFICILE CREDERE A QUESTO ARTICOLO, DATO IL FATTO CHE NEANCHE A BARCELLONA CITTA' CON PIU' DI 200 CLUB PER FUMATORI ESISTE UN DOCUMENTO DEL GENERE, E' SOLO L'ENNESIMA PAGLIACCIATA ITALIANA. SCUSATE LO SFOGO E LA POCA PUNTEGGIATURA. Angelo
25 ottobre 2014 15:22 - glacial68
Chiunque voglia acquistare un qualsiasi quantitativo di canapa,In Italia,non a problemi,e una questione squisitamente,monetaria,grazie alla speculazione innescata dal proibizionismo ... assistere a tanta ipocrisia,cattiveria,bastoni tra le ruote,e veramento indegno .
21 ottobre 2014 9:25 - revermk
Licenze? In italia sempre le cose alla cazzo di cane.
Per coltivare l'uva non mi sembra ci voglia una licenza.
20 ottobre 2014 15:53 - break
Cannabis Social Club subito!
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