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8 settembre 2014 0:54 - lucillafiaccola1796
Stamattina ascoltando una radio che parlava di PIL, ho capito perché l'Europa ha “ordinato” all'italia, a sua volta obbligata dai loro e nostri pla-droni, gli U$en$i, ad inserire nel PIL italiano ed europeo i “proventi” da prostituzione, droga, malaffare, mafia, camorra, ndrangheta!!!!!!!!!!! Gli u$en$i, infatti ci obbligheranno a dar loro il 2% del nostro PIL per “contribuire” all'armamento NATO!!!!!! Più grande è il PIL, più ”pizzo” incassano. Cosa Nostra è Cosa Loro. Lo sapevamo fin dalla II guerra mondiale. Non avevamo fatto il collegamento. Ora l'abbiamo fatto! Meglio tardi che mai. Meditiamo ed agiamo!
2 settembre 2014 14:00 - ignorante
tassare la cannabis con 3/4 del suo prezzo è una cavolata colossale.L' eventuale profitto sulla produzione sarebbe esclusivo appannaggio dell imprese con grandi economie di scala, ovvero le multinazionali del tabacco già tristemente note per la loro assenza di scrupoli nell' utilizzo di sostanze cancerogene.

inoltre, la cannabis di Stato non hai mai funzionato nè in Olanda, nè in Canada e prossimamente fallirà anche in Uruguay.

ps - inoltre, in Canada, c'è già stata una prima sentenza che dichiara incostituzionale obbligare la gente a comprare cannabis ad un prezzo superiore a quello di mercato (illegale), secondo la nuova normativa canadese (PPRM).
1 settembre 2014 23:55 - danytana
Quello 0,1% in meno nel rapporto deficit/Pil che deriverà dai nuovi criteri Eurostat nel calcolo della ricchezza prodotta annualmente, comprensiva dei proventi di alcune attività illecite, beneficerà l’Italia meno della media Ue. Saranno compresi solo scambi illeciti fondati su transazioni volontarie, come nel caso della droga e della prostituzione, e non sulla coercizione, come l’estorsione. Questo ci ricorda che il consumo di cannabis è un pezzo della nostra economia. Si tratta di un mercato particolare, in cui l’economia legale (i redditi consumati in marijuana sono di norma dichiarati e tassati) trasferisce risorse a quella illegale. Immagino le critiche e specifico: nessun giudizio positivo sul consumo di cannabis.

Il punto è questo: per altri consumi nocivi come alcol e tabacco si è intrapreso da tempo un percorso diverso, quello dell’informazione, della dissuasione e della tassazione. Alcol e tabacco fanno bene? No. Provocano danni sociali e sanitari? Sì. Eppure nessuno propone di consegnarne al mercato illegale la produzione e il commercio; cosa che avrebbe anche l’effetto di accrescere il prezzo e di privare l’erario di entrate ingenti.

La domanda: ha ancora senso lasciare che sia la criminalità organizzata a rifornire i quattro milioni e mezzo di italiani consumatori di spinelli? Recentemente l’Uruguay e gli Stati del Colorado e di Washington negli Usa hanno legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per uso ricreativo oltre che terapeutico. Si è aperta una prima breccia nell’ordine proibizionista ed è possibile iniziare a misurare gli effetti.

In Colorado a giugno 2014, dopo 6 mesi dalla legalizzazione della vendita al dettaglio e 18 mesi dalla decriminalizzazione, gli incidenti d’auto non sono aumentati e i reati sono persino diminuiti, secondo la polizia di Denver (non è stata necessariamente la legalizzazione a ridurre il crimine, ma di certo non ne ha prodotto un aumento).

L’eliminazione delle pene detentive per i piccoli reati connessi alla marijuana fa risparmiare al Colorado tra i 12 e i 40 milioni di dollari all’anno, mentre il gettito fiscale della legalizzazione nei primi 6 mesi del 2014 è stato superiore ai 30 milioni di dollari (comprendendo la marijuana per uso medico). Per volontà referendaria, le entrate fiscali saranno destinate al sistema scolastico e alla sensibilizzazione contro l’abuso di stupefacenti.

Per il piccolo Colorado (5 milioni di abitanti) la legalizzazione della marijuana ha rappresentato un business di quasi 1 miliardo di dollari sottratto all’economia criminale, con un potenziale di nuovi occupati di circa 10.000 unità (2000 dei quali già realizzatisi, secondo il Marijuana Industry Group statunitense).

Per l’Italia, grande dodici volte il Centennial State, parleremmo di numeri molto maggiori, significativamente positivi per i conti pubblici. Il libro bianco «Il mercato delle droghe: dimensione, protagonisti, politiche», a cura Guido M. Rey, Carla Rossi, Alberto Zuliani ha stimato il fatturato nel 2010 del narcotraffico in Italia in circa 24 miliardi di euro. Le analisi più recenti sul mercato dei soli derivati della cannabis portano a una stima di oltre 7 miliardi di euro annui.

Oggi è possibile, più o meno approssimativamente, stimare il costo del proibizionismo sulla cannabis, dato dalla somma della spesa pubblica destinata alle attività di repressione e del mancato introito fiscale sulla produzione e sulla vendita.

Legalizzando questo mercato che è il più vasto in termini di consumatori e il meno problematico in termini sociali e sanitari - e imponendo una tassazione sufficientemente alta da non promuovere il consumo, ma non troppo da incentivare il ricorso al mercato illegale (in ipotesi, la stessa tassazione dei tabacchi: circa i tre quarti del prezzo di vendita) lo stato risparmierebbe sul fronte della repressione e riscuoterebbe entrate oggi interamente assorbite dai profitti criminali. Si tratterebbe di grandezze molto importanti dal punto di vista economico e fiscale.
È ovvio che questa «ricchezza» non verrebbe creata dal nulla - dal prossimo mese la troveremo contabilizzata nel Pil - ma sarebbe strappata alla criminalità e ricondotta a un regime legale, più compatibile e gestibile in termini politici e sociali.

Tanto più che la repressione proibizionista - comunque la si voglia considerare in termini morali o di principio - non dà risultati positivi né sul lato dell’offerta, né su quello della domanda delle sostanze proibite. E non impedisce, ma favorisce l’inquinamento criminale dell’economia legale, attraverso l’utilizzo dei profitti illeciti e dell’enorme potere di controllo politico-territoriale delle narcomafie. La mia opinione è che di questo non solo si possa, ma si debba discutere senza pregiudizi.
(da “La Stampa”)
31 agosto 2014 18:18 - lucillafiaccola1796
Evviva! Non solo Noi Italiani siamo psicopatici, lo sono anche tutti gli altri europei! Ma che rivoluzione culturale...dove risiederebbe la cultura? Negli intimi pertugi? Ma siamo dignitosi e seri....Non c'entra niente la chiesa questa e quella, né la cultura. E' mercato! c'è domanda di mignotte e loro si presentano, in proprio o in "lavoro subordinato" e ledono la MIA DIGNITA' di FEMMINA. Se non si procurasse infelicità negli altri, non ci sarebbe bisogno di droga. E quindi senza domanda, niente offerta.
E Noi accettiamo le psicopatiche elucubrazioni di chicche$$ia che nessuno ha eletto....!
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