Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 23:45 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County
Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter
Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson,
associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg,
professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis,
professor of psychiatric epidemiologyd
An association between use of cannabis in adolescence and
subsequent risk of schizophrenia was previously reported in
a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised
that this association may be due to use of drugs other than
cannabis and that personality traits may have confounded
results. We performed a further analysis of this cohort to
address these uncertainties while extending the follow up
period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the
country's male population aged 18-20).
Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of
cannabis and other drugs, and on several social and
psychological characteristics.
Results
Cannabis was associated with an increased risk of developing
schizophrenia in a dose dependent fashion both for subjects
who had ever used cannabis (adjusted odds ratio for linear
trend of increasing frequency 1.2, 95% confidence interval
1.1 to 1.4, P50 times was 6.7 (2.1 to 21.7) in the cannabis
only group. Similar results were obtained when analysis was
restricted to subjects developing schizophrenia after five
years after conscription, to exclude prodromal cases.
2 agosto 2016 22:37 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 16:20 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
1 agosto 2016 22:19 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
1 agosto 2016 8:16 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica
....
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 23:05 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 18:28 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica
....
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 15:11 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 11:53 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
31 luglio 2016 3:25 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 23:52 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 23:44 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 17:35 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 1:08 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 0:18 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana....
29 luglio 2016 19:24 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
29 luglio 2016 17:39 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Cosa dicono gli studi specialistici .
Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool
dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet
Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei
danni della marijuana negli anni dell'adolescenza. .."
28 luglio 2016 16:37 - ennio4531
Altro che cannabis, si rischia di più ad ascoltare Salvini
e Verdini (che sono legali)
Poche cose al mondo hanno un effetto psicotropo potente come
il dibattito sulla legalizzazione della cannabis.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma: leggere
gli emendamenti della signora Binetti o del signor
Giovanardi causa nei giovani danni permanenti, distacco
dalla realtà, vuoti di memoria e, nei casi più gravi,
alopecia e gomito del tennista. La tesi è nota: chi si fa
una canna è meglio che la compri da brutti ceffi, di
nascosto, finanziando le mafie e rischiando una denuncia,
piuttosto che annaffiare una piantina sul balcone. Non fa
una piega: è come teorizzare che per fare il pieno alla
macchina sia meglio bucare un oleodotto col trapano invece
che andare al distributore.
In attesa che i millemila emendamenti facciano il loro
corso, che la legge torni in commissione, poi in aula, poi
in commissione, poi vada al cinema, al circo, poi di nuovo
in aula, poi su Saturno (vedi il reato di tortura), ci preme
segnalare al gentile pubblico altre sostanze psicotrope,
libere e gratuite, su cui gli italiani possono contare senza
rischi legali, ma con grandissimo rischio della propria
salute mentale.
I discorsi di Salvini – Disponibili in forma scritta e
orale, perfettamente legali anche in non modica quantità,
producono nel consumatore una passeggera ondata di
autostima. L’effetto sui neuroni è immediato: davanti
alle parole di Salvini, infatti, chiunque si sente
improvvisamente più intelligente. L’effetto dura fino al
prossimo discorso di Salvini, che il consumatore cercherà
avidamente sui giornali, segno che quel sentirsi
intelligenti era un’illusione.
Mario Adinolfi – Il simpatico situazionista ultracattolico
è legalmente distribuito sui social network, alla portata
anche dei più piccoli e indifesi. Al contrario della
cannabis, genera assuefazione e dirige il giornale La Croce,
che la cannabis dirigerebbe meglio. Controindicazioni:
servono cartine enormi perché anziché in grammi, Adinolfi
è distribuito a quintali. Secondo gli esperti,
l’assunzione massiccia di Adinolfi causa disfunzioni
sessuali, rende impossibile la masturbazione e il sesso
prima del matrimonio di chiunque. In compenso genera crisi
di riso irrefrenabili.
Denis Verdini – Tipica droga “prestazionale”, si
assume quando servono voti al Senato, e quando non servono
si finge di disprezzarla e di non conoscerla. Nonostante
l’uso diffuso (ogni senatore Pd ne ha in tasca una
bustina) non è esattamente una droga legale, come
dimostrano i numerosi rinvii a giudizio. Sull’uso e abuso
di Verdini il dibattito è aperto: i bersaniani restano
proibizionisti, mentre la segreteria Pd è più elastica e
ne teorizza la liberalizzazione per uso personale.
Debora Serracchiani – Speciale sostanza psicotropa di
sostegno, ha conosciuto una grande popolarità nei primi
tempi del renzismo, ma è stata ritirata dal mercato dopo il
disastro delle elezioni amministrative, non si sa se per
decisione delle autorità sanitarie o per disaffezione dei
consumatori. Gli effetti sull’organismo erano di fatto
nulli, se si eccettua una vaga ilarità nei primi minuti
dopo l’assunzione.
Edward Luttwak – Grazie alla sua diffusione di massa
attraverso i talk show, questa droga sintetica può
risultare pericolosissima per chi possieda droni,
bombardieri, portaerei e missili a testata multipla, ma
anche per tutti gli altri. Gli effetti sono aggressività e
senso di onnipotenza: dopo aver assunto Luttwak in dosi
massicce si tende a vestirsi come un marine e invadere
pasticcerie, bombardare ristoranti e provocare colpi di
Stato e cambi di gestione nelle lavanderie sotto casa.
Secondo gli esperti, si tratta di una droga pericolosa
perché il consumatore tende a passare a droghe più
pesanti, cioè si comincia a farsi di Luttwak e si finisce a
volere una dose di Trump.
27 luglio 2016 23:28 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai
nickname degli altri clonandoli ....
Cosa dicono gli studi specialistici .
Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool
dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet
Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei
danni della marijuana negli anni dell'adolescenza.
27 luglio 2016 19:04 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai
nickname degli altri clonandoli ....
Cosa dicono gli studi specialistici .
Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool
dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet
Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei
danni della marijuana negli anni dell'adolescenza.
27 luglio 2016 15:32 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai
nickname degli altri clonandoli ....
Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County
Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter
Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson,
associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg,
professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis,
professor of psychiatric epidemiologyd
An association between use of cannabis in adolescence and
subsequent risk of schizophrenia was previously reported in
a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised
that this association may be due to use of drugs other than
cannabis and that personality traits may have confounded
results. We performed a further analysis of this cohort to
address these uncertainties while extending the follow up
period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the
country's male population aged 18-20).
Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of
cannabis and other drugs, and on several social and
psychological characteristics.
Conclusions
Cannabis use is associated with an increased risk of
developing schizophrenia, consistent with a causal relation.
This association is not explained by use of other
psychoactive drugs or personality traits relating to social
integration.
27 luglio 2016 8:53 - ennius4531
... é solo un ombra tossica che si attacca da parassita ai
nickname degli altri clonandoli ....
Cosa dice la ricerca specialistica sul consumo dell'erba
magica ...
( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014
' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.
Due sezioni principali del cervello sono risultate essere
colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei
soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su
migliaia di soggetti .
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. ...."
Mark Winstanley , chief executive del centro per malati
mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis
è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo
studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra
salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente
fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la
probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono
consapevoli dei rischi.”