Ciao Fabrizio! Mi ricordo di te e sono contento di sentire
che stai abbastanza bene. Lo stesso vale per me, a parte gli
acciacchi della vecchiaia, che sono cominciati
(puntualissimi subito dopo i 70 anni).
A parte i fatti personali, io ormai mi sono convinto che
nessuno, nemmeno il più illuminato e ben introdotto degli
esperti, può individualmente "fare qualcosa" per cambiare
la realtà. Forse aveva ragione Tolstoi (in Guerra e pace),
la storia si muove per suo conto, come somma di milioni di
piccoli movimenti di milioni di persone che individualmente
non contano niente e non hanno idea di quello che stanno
concorrendo a fare. In circa 55 anni che mi sono occupato di
"droghe" ho letto centinaia di libri e migliaia di articoli
molto approfonditi e ben documentati (e quindi più o meno
antiproibizionisti) che mi sembravano chiarissimi e
incontestabili. Tutto quello che so e che ho capito, lo devo
a loro. Ma in nessun paese, nemmeno quelli più pragmatici
come gli USA, gli autori (prof. universitari, farmacologi,
medici, storici, filosofi, giuristi, giornalisti, ecc.) sono
mai stati presi più di tanto in considerazione. Li si
lascia parlare e scrivere, ma "la maggioranza silenziosa"
non li ascolta, non si informa, e quindi non sa, non
ragiona, e non può "capire". E i politici "in ascesa"
(salvo i donchisciotte che si lanciano in battaglie perse in
partenza) guardano alla maggioranza, e solo a quella. A
volte persone con l'autonomia intellettuale e la capacità
di decisione e comunicazione di un Roosevelt riescono a
cogliere il momento storico per fare certe grandi riforme ma
succede solo di rado, e può andare anche male, vedi Hitler
Stalin Mussolini o Pol Pot. Temo che continuare a scrivere
sempre le stesse cose sia quasi inutile, anche se a volte
certe notizie mi fanno venir voglia di farlo ancora. E ogni
tanto qualcuno mi chiede ancora come si può trovare il mio
vecchio libro sull'oppio-eroina e mi verrebbe anche voglia
di fare una nuova edizione, magari solo in PDF, sia per
correggere i molti difetti della prima (fatta troppo in
fretta) sia per aggiornarlo con tutte le nuove conoscenze.
Poi per un motivo o per l'altro non mi ci metto mai.
Spero sempre che qualcuno che arriva a essere "capo del
governo" di qualche paese importante abbia qualche idea un
po' intelligente (nel senso latino, intelligere = capire) su
questo stupidissimo e artificiale "problema della droga", ma
finora...
22 novembre 2014 11:16 - fabrizio7338
Grande Claudio Cappuccino ti vogliamo presidente del
consiglio !!! Saluti da Roma io lessi tanti anni fa' il tuo
libbro "Dall'oppio all'eroina , un maledetto imbroglio "
anche "felicita' chimica" e molti di Giancarlo Arnao che
dire sembra che ai politici in culo gli entra ma in testa no
!!!!
Sono contento di rivederti scrivene nella rete , molti anni
fa' ci scambiammo delle e-mail proprio in merito al tuo
libbro sull'eroina di cui io sono un grosso consumatore da
25 anni , ora ne ho 40 e sto' abbastanza bene...
21 novembre 2014 12:09 - Claudio Cappuccino
Benemerita iniziativa, che mette ancora una volta in luce
l'ipocrisia (ma sarebbe meglio dire la
stupidità) delle leggi sulle "droghe". Per l'ennesima volta
cerco di chiarire, spero in modo
razionale, il problema.
1. le "droghe" sono state usate dall'umanità lungo tutta la
storia conosciuta. Tutti i popoli hanno
sempre avuto "norme" informali e formali per regolarne
l'uso. Ma ogni volta che nella storia è
stata tentata una "proibizione" radicale, si è rapidamente
finiti in un disastro. Vedi, p.es., la storia del tabacco
nel XVII secolo o quella dell'alcool e dell'oppio fra XIX e
XX. Ed è bene notare che mentre nel primo caso si è fatta
rapidamente marcia indietro, nel secondo si è andati avanti
senza freni (e senza meditare sui risultati), aumentando
continuamente il livello di repressione e il numero delle
"droghe proibite" (da 4 nel 1912 a oltre 280 nel 1995). I
risultati sono sotto gli occhi di tutti, e personalmente mi
hanno convinto che il moderno "proibizionismo" sia la più
colossale e stupida follia dell'intera storia umana.
2. La demonizzazione delle sostanze, la criminalizzazione e
emarginazione dei consumatori, e la proibizione per legge
non solo non funzionano e non servono a nulla, ma sono
gravemente controproducenti. Le droghe "illegali" fanno ai
consumatori danni molto maggiori di quanto farebbero se
vendute liberamente, ma in qualità controllata, in
farmacia. I consumatori cominciano spesso per divertimento e
per senso di giovanile ribellione, poi a volte finiscono per
partecipare a quella microcriminalità diffusa che corrode e
avvelena la convivenza civile. Ma, soprattutto, il mercato
illegale - e globale - delle "droghe" ha nel mondo intero
un peso economico di centinaia di miliardi di dollari
all'anno, paragonabile ai mercati legali del petrolio,
dell'acciaio o dell'automobile, pari forse all'8-10% del
valore totale del commercio mondiale. E questo è tutto
denaro illegale, che non paga tasse, nelle mani di persone
senza scrupoli, pronte a qualunque delitto per il denaro e
il potere. Ed è inevitabile che questa massa di denaro,
opportunamente "riciclato", vada a corrompere a tutti i
livelli (doganieri, poliziotti, militari, magistrati,
politici) e ad inquinare l'economia legale, mettendone quote
sempre crescenti nelle mani di organizzazioni criminali.
3. Solo una radicale cancellazione del proibizionismo,
mettendo in atto una seria "regolamentazione", può rendere
possibile una seria e obiettiva informazione e un
atteggiamento razionale, non emotivo e passionale, sia da
parte dei consumatori che dei non-consumatori di "droghe".
A parte la produzione e distribuzione delle "droghe" sotto
il controllo degli stati, allo stesso modo di tutti i
"farmaci", occorre soprattutto favorire la costruzione di
norme informali (nel senso di "responsabilizzazione
individuale", "controllo sociale", "usi e costumi").
4. Questo vale - considerando ovviamente le differenze - per
tutte le "droghe" tradizionali (bevande alcoliche; tabacco;
caffè e tè; oppio e derivati; Cannabis; coca e cocaina;
amfetamine e derivati; peyote, funghi "allucinogeni", LSD).
Se riuscissimo a definire regole chiare (e a dare
informazioni chiare) su queste sostanze, si metterebbero
immediatamente fuori mercato tutte le
"nuove droghe", inventate negli ultimi anni per comodità
dei trafficanti, che non sono mai state studiate sotto il
profilo farmacologico e tossicologico, possono avere effetti
tossici inaccettabilmente gravi (visitare il sito
dell'EMCDDA per maggiori informazioni).
5. E lasciatemi in conclusione smontare alcuni miti sulle
droghe.
a) la maggior parte dei consumatori di "droghe" - anche se
rivolgendosi al "mercato nero" comunque corre dei rischi sia
legali sia sanitari - le usa in modo moderato,
autocontrollato, e relativamente sicuro.
b) gli oppioidi (eroina) sono le sostanze più pericolose
del mercato illegale, sia per il frequente uso endovenoso di
preparati impuri, inquinati da "sostanze da taglio",
contaminate da batteri e virus, sia perché non si conosce
la dose effettiva di "principio attivo" e i margini di
sicurezza sono stretti. Al contrario, gli oppioidi di
farmacia "sono sorprendentemente non-tossici anche quando
sono usati quotidianamente a dosi elevate per molti anni"
(Cecil Textbook of Medicine, 20th ed. 1996, p. 52-3).
Inoltre, date le loro caratteristiche farmacologiche, l'uso
di oppioidi (eroina), soprattutto nei casi in cui si arriva
alla dipendenza fisica, dovrebbe essere visto molto più
come tentativo di autoterapia o automedicazione per problemi
personali (magari di tipo psichiatrico, se non
neuro-endocrino) che come ricerca del divertimento o dello
"sballo". Questi consumi problematici possono e dovrebbero
essere affrontati con un aiuto professionale. E comunque,
deve esser chiaro che l'uso autocontrollato di oppioidi,
eroina inclusa, è molto più frequente (anche se non
rilevato) dell'uso non controllato, e soprattutto, che tutti
i danni e i morti da eroina sono da imputare al
proibizionismo, non alla "droga".
c) la proibizione crea un effetto "frutto proibito" che
attrae e esalta soprattutto i giovani. E nel momento in cui
si attribuisce a una droga il significato di "simbolo"
(della propria giovinezza, della propria identità, della
propria ribellione, della propria "furbizia", ecc.), si è
sulla strada per perdere il controllo e diventare, senza
rendersene conto, "dipendenti", fino anche a farsi dei
danni. Questo vale anche, se non soprattutto, per sostanze
che di per sè non inducono una significativa dipendenza
farmacologica, come la Cannabis e la cocaina. E a questo
proposito deve anche essere chiaro che se la sperimentazione
e la curiosità sono caratteristiche positive della "sana
giovinezza", l'uso regolare, continuativo e "senza un buon
motivo" di sostanze che alterano l'umore, le sensazioni e i
processi mentali è fortemente controindicato nel periodo in
cui "si impara a vivere" con se stessi e con gli altri.
d) l'alcool - essendo legale - è la più sottovalutata
delle droghe. L'alcool è la più tossica delle droghe e il
suo uso cronico ad alte dosi è la strada più sicura per
rovinarsi irreversibilmente la salute (fisica e mentale).
e) il tabacco in forma di sigarette (meno quello in forma di
pipa o sigari) è una droga ad altissimo rischio, quasi
impossibile da controllare. Sono rarissimi i fumatori che
riescono a mantenersi a un livello di consumo "a rischio
accettabile" (tutto quello che facciamo, anche camminare, ha
dei rischi), tipo 4-5 sigarette al giorno, magari non tutti
i giorni.
....
Potrei continuare, ma credo sia il momento di fermarmi.
__________________
Per chi è interessato, qualche libro (molti esauriti, ma si
possono trovare usati via internet):
G. Arnao. Proibito capire: proibizionismo e politiche di
controllo sociale. Torino: Ed. Gruppo Abele 1990
G. Arnao. Fuori dai denti. Antologia di scritti sulle
droghe. Ortona: Edizioni Menabò 2002
E.M. Brecher and the editors of Consumer Reports. Licit and
illicit drugs. Boston: Little, Brown
1972 (NB forse il miglior libro sulle droghe in assoluto)
C. Cappuccino. Felicità chimica. Storia delle droghe.
Viterbo: Nuovi Equilibri 2004
C. Cappuccino. Dall'oppio all'eroina. Un maledetto
imbroglio. Milano, Cox 18 Books 1999
R. Hamowy (ed). Dealing with drugs: consequences of
government control San Francisco:
Pacific Research Institute for Public Policy 1987
B. Inglis. Il gioco proibito. Milano: Mondadori 1979