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25 novembre 2014 16:18 - Claudio Cappuccino
Ciao Fabrizio! Mi ricordo di te e sono contento di sentire che stai abbastanza bene. Lo stesso vale per me, a parte gli acciacchi della vecchiaia, che sono cominciati (puntualissimi subito dopo i 70 anni).
A parte i fatti personali, io ormai mi sono convinto che nessuno, nemmeno il più illuminato e ben introdotto degli esperti, può individualmente "fare qualcosa" per cambiare la realtà. Forse aveva ragione Tolstoi (in Guerra e pace), la storia si muove per suo conto, come somma di milioni di piccoli movimenti di milioni di persone che individualmente non contano niente e non hanno idea di quello che stanno concorrendo a fare. In circa 55 anni che mi sono occupato di "droghe" ho letto centinaia di libri e migliaia di articoli molto approfonditi e ben documentati (e quindi più o meno antiproibizionisti) che mi sembravano chiarissimi e incontestabili. Tutto quello che so e che ho capito, lo devo a loro. Ma in nessun paese, nemmeno quelli più pragmatici come gli USA, gli autori (prof. universitari, farmacologi, medici, storici, filosofi, giuristi, giornalisti, ecc.) sono mai stati presi più di tanto in considerazione. Li si lascia parlare e scrivere, ma "la maggioranza silenziosa" non li ascolta, non si informa, e quindi non sa, non ragiona, e non può "capire". E i politici "in ascesa" (salvo i donchisciotte che si lanciano in battaglie perse in partenza) guardano alla maggioranza, e solo a quella. A volte persone con l'autonomia intellettuale e la capacità di decisione e comunicazione di un Roosevelt riescono a cogliere il momento storico per fare certe grandi riforme ma succede solo di rado, e può andare anche male, vedi Hitler Stalin Mussolini o Pol Pot. Temo che continuare a scrivere sempre le stesse cose sia quasi inutile, anche se a volte certe notizie mi fanno venir voglia di farlo ancora. E ogni tanto qualcuno mi chiede ancora come si può trovare il mio vecchio libro sull'oppio-eroina e mi verrebbe anche voglia di fare una nuova edizione, magari solo in PDF, sia per correggere i molti difetti della prima (fatta troppo in fretta) sia per aggiornarlo con tutte le nuove conoscenze. Poi per un motivo o per l'altro non mi ci metto mai.
Spero sempre che qualcuno che arriva a essere "capo del governo" di qualche paese importante abbia qualche idea un po' intelligente (nel senso latino, intelligere = capire) su questo stupidissimo e artificiale "problema della droga", ma finora...
22 novembre 2014 11:16 - fabrizio7338
Grande Claudio Cappuccino ti vogliamo presidente del consiglio !!! Saluti da Roma io lessi tanti anni fa' il tuo libbro "Dall'oppio all'eroina , un maledetto imbroglio " anche "felicita' chimica" e molti di Giancarlo Arnao che dire sembra che ai politici in culo gli entra ma in testa no !!!!
Sono contento di rivederti scrivene nella rete , molti anni fa' ci scambiammo delle e-mail proprio in merito al tuo libbro sull'eroina di cui io sono un grosso consumatore da 25 anni , ora ne ho 40 e sto' abbastanza bene...
21 novembre 2014 12:09 - Claudio Cappuccino
Benemerita iniziativa, che mette ancora una volta in luce l'ipocrisia (ma sarebbe meglio dire la
stupidità) delle leggi sulle "droghe". Per l'ennesima volta cerco di chiarire, spero in modo
razionale, il problema.
1. le "droghe" sono state usate dall'umanità lungo tutta la storia conosciuta. Tutti i popoli hanno
sempre avuto "norme" informali e formali per regolarne l'uso. Ma ogni volta che nella storia è
stata tentata una "proibizione" radicale, si è rapidamente finiti in un disastro. Vedi, p.es., la storia del tabacco nel XVII secolo o quella dell'alcool e dell'oppio fra XIX e XX. Ed è bene notare che mentre nel primo caso si è fatta rapidamente marcia indietro, nel secondo si è andati avanti senza freni (e senza meditare sui risultati), aumentando continuamente il livello di repressione e il numero delle "droghe proibite" (da 4 nel 1912 a oltre 280 nel 1995). I risultati sono sotto gli occhi di tutti, e personalmente mi hanno convinto che il moderno "proibizionismo" sia la più colossale e stupida follia dell'intera storia umana.
2. La demonizzazione delle sostanze, la criminalizzazione e emarginazione dei consumatori, e la proibizione per legge non solo non funzionano e non servono a nulla, ma sono gravemente controproducenti. Le droghe "illegali" fanno ai consumatori danni molto maggiori di quanto farebbero se vendute liberamente, ma in qualità controllata, in farmacia. I consumatori cominciano spesso per divertimento e per senso di giovanile ribellione, poi a volte finiscono per partecipare a quella microcriminalità diffusa che corrode e avvelena la convivenza civile. Ma, soprattutto, il mercato illegale - e globale - delle "droghe" ha nel mondo intero un peso economico di centinaia di miliardi di dollari all'anno, paragonabile ai mercati legali del petrolio, dell'acciaio o dell'automobile, pari forse all'8-10% del valore totale del commercio mondiale. E questo è tutto denaro illegale, che non paga tasse, nelle mani di persone senza scrupoli, pronte a qualunque delitto per il denaro e il potere. Ed è inevitabile che questa massa di denaro, opportunamente "riciclato", vada a corrompere a tutti i livelli (doganieri, poliziotti, militari, magistrati, politici) e ad inquinare l'economia legale, mettendone quote sempre crescenti nelle mani di organizzazioni criminali.
3. Solo una radicale cancellazione del proibizionismo, mettendo in atto una seria "regolamentazione", può rendere possibile una seria e obiettiva informazione e un atteggiamento razionale, non emotivo e passionale, sia da parte dei consumatori che dei non-consumatori di "droghe". A parte la produzione e distribuzione delle "droghe" sotto il controllo degli stati, allo stesso modo di tutti i "farmaci", occorre soprattutto favorire la costruzione di norme informali (nel senso di "responsabilizzazione individuale", "controllo sociale", "usi e costumi").
4. Questo vale - considerando ovviamente le differenze - per tutte le "droghe" tradizionali (bevande alcoliche; tabacco; caffè e tè; oppio e derivati; Cannabis; coca e cocaina; amfetamine e derivati; peyote, funghi "allucinogeni", LSD). Se riuscissimo a definire regole chiare (e a dare informazioni chiare) su queste sostanze, si metterebbero immediatamente fuori mercato tutte le
"nuove droghe", inventate negli ultimi anni per comodità dei trafficanti, che non sono mai state studiate sotto il profilo farmacologico e tossicologico, possono avere effetti tossici inaccettabilmente gravi (visitare il sito dell'EMCDDA per maggiori informazioni).
5. E lasciatemi in conclusione smontare alcuni miti sulle droghe.
a) la maggior parte dei consumatori di "droghe" - anche se rivolgendosi al "mercato nero" comunque corre dei rischi sia legali sia sanitari - le usa in modo moderato, autocontrollato, e relativamente sicuro.
b) gli oppioidi (eroina) sono le sostanze più pericolose del mercato illegale, sia per il frequente uso endovenoso di preparati impuri, inquinati da "sostanze da taglio", contaminate da batteri e virus, sia perché non si conosce la dose effettiva di "principio attivo" e i margini di sicurezza sono stretti. Al contrario, gli oppioidi di farmacia "sono sorprendentemente non-tossici anche quando sono usati quotidianamente a dosi elevate per molti anni" (Cecil Textbook of Medicine, 20th ed. 1996, p. 52-3). Inoltre, date le loro caratteristiche farmacologiche, l'uso di oppioidi (eroina), soprattutto nei casi in cui si arriva alla dipendenza fisica, dovrebbe essere visto molto più come tentativo di autoterapia o automedicazione per problemi personali (magari di tipo psichiatrico, se non neuro-endocrino) che come ricerca del divertimento o dello "sballo". Questi consumi problematici possono e dovrebbero essere affrontati con un aiuto professionale. E comunque, deve esser chiaro che l'uso autocontrollato di oppioidi, eroina inclusa, è molto più frequente (anche se non rilevato) dell'uso non controllato, e soprattutto, che tutti i danni e i morti da eroina sono da imputare al proibizionismo, non alla "droga".
c) la proibizione crea un effetto "frutto proibito" che attrae e esalta soprattutto i giovani. E nel momento in cui si attribuisce a una droga il significato di "simbolo" (della propria giovinezza, della propria identità, della propria ribellione, della propria "furbizia", ecc.), si è sulla strada per perdere il controllo e diventare, senza rendersene conto, "dipendenti", fino anche a farsi dei danni. Questo vale anche, se non soprattutto, per sostanze che di per sè non inducono una significativa dipendenza farmacologica, come la Cannabis e la cocaina. E a questo proposito deve anche essere chiaro che se la sperimentazione e la curiosità sono caratteristiche positive della "sana giovinezza", l'uso regolare, continuativo e "senza un buon motivo" di sostanze che alterano l'umore, le sensazioni e i processi mentali è fortemente controindicato nel periodo in cui "si impara a vivere" con se stessi e con gli altri.
d) l'alcool - essendo legale - è la più sottovalutata delle droghe. L'alcool è la più tossica delle droghe e il suo uso cronico ad alte dosi è la strada più sicura per rovinarsi irreversibilmente la salute (fisica e mentale).
e) il tabacco in forma di sigarette (meno quello in forma di pipa o sigari) è una droga ad altissimo rischio, quasi impossibile da controllare. Sono rarissimi i fumatori che riescono a mantenersi a un livello di consumo "a rischio accettabile" (tutto quello che facciamo, anche camminare, ha dei rischi), tipo 4-5 sigarette al giorno, magari non tutti i giorni.
....
Potrei continuare, ma credo sia il momento di fermarmi.
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Per chi è interessato, qualche libro (molti esauriti, ma si possono trovare usati via internet):
G. Arnao. Proibito capire: proibizionismo e politiche di controllo sociale. Torino: Ed. Gruppo Abele 1990
G. Arnao. Fuori dai denti. Antologia di scritti sulle droghe. Ortona: Edizioni Menabò 2002
E.M. Brecher and the editors of Consumer Reports. Licit and illicit drugs. Boston: Little, Brown
1972 (NB forse il miglior libro sulle droghe in assoluto)
C. Cappuccino. Felicità chimica. Storia delle droghe. Viterbo: Nuovi Equilibri 2004
C. Cappuccino. Dall'oppio all'eroina. Un maledetto imbroglio. Milano, Cox 18 Books 1999
R. Hamowy (ed). Dealing with drugs: consequences of government control San Francisco:
Pacific Research Institute for Public Policy 1987
B. Inglis. Il gioco proibito. Milano: Mondadori 1979
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