Te lo chiedo in tutta tranquillità e senza nessuna vena
polemica: veramente voi, come associazione, credete di
ottenere qualcosa cercando il dialogo con persone
palesemente in malafede? E' inutile spiegare quale è la
situazione de facto, la conoscono benissimo, come sanno che
la cannabis è una sostanza meno pericolosa di molte
sostanza perfettamente legali. Loro sono lì e sono pagati
profumatamente, proprio per mantenere lo status quo, quando
non per per peggiorare la situazione, come abbiamo visto in
questi anni. E voi pensate che serva a qualcosa cercare un
dialogo con queste persone? Buona fortuna.....
21 maggio 2011 19:21 - lucillafiaccola1796
12 e 13 giugno 2011
4 SI PER DIRE NOOOOO!
ALMENO CREPANO UN PO'!
21 maggio 2011 4:49 - pic3568
@ chinaski: non chiudere la tua partecipazione a queste
discussioni, sarebbe un peccato, "sfoghi emotivi" non era
riferito a te, come avevi intuito (non che non sia legittimo
anche sfogarsi verbalmente, ce lo insegnano tutti i giorni i
nostri politici alla tv).
Sulla "ferocia nazista", che non è peraltro un insulto,
abbiamo specificato che era riferito alla legge, si capiva
anche prima di aver letto la tua spiegazione. Ma la lettera,
pur senza sfoghi o insulti, è comunque tuttora senza
risposta dal Dpa, nonostante le nostre osservazioni e
domande su punti specifici...
17 maggio 2011 10:58 - pettine
il dpa non può fare alcuna scortesia ai suoi soci più
importanti:
camorra, 'ndrangheta, cosa nostra..
16 maggio 2011 0:13 - shugar
Ma quello c'e' l'ha con tutti, i transessuali, gli
ehermafroditti, i gay e le lesbiche, li farebbe bruciare
semplicemente al rogo o forse li internerebbe per farli
rieducare, con tanto di sevizie medievali comprese,
figurarci la cannabis, prodotto pure non facente parte del
bagaglio del cattolicesimo
15 maggio 2011 19:57 - chinaski
Noto che la mia definizione "esprime una ferocia naziasta",
riguardo l'attuale Legge "Fini Giovanardi" che perseguita
gli utenti di cannabis italiani, sia che facciano uso
terapeutico, sia che facciano uso ludico della sostanza, non
ha mancato di destare dibattiti e polemiche su questo e
addirittura, di rimando, su altri siti.
Chiunque abbia avuto modo di seguire i miei interventi su
questo sito, non potrà certo definirli "sfoghi emotivi", a
meno che non abbia confuso i miei interventi con quelli di
qualche altro utente. Ho sempre scitto cose precise e
circostanziate. Se, nella fattispecie in qul post ho usato
le parole "feocia nazista" è perchè ho pensatoal fatto
che a causa di questa repressione assurda, priva di
qualsiasi giustificazione giursprudenziale, morale o medica
che sia, molti uomini, giovani ragazzi sono morti. O perchè
si sono suicidati vedendosi con i nomi sbattuti sui giornali
e trattati come boss pe run paio di innocue piantine, o
perchè "suicidati" in carcere, massacrati entrati sani e
usciti su un lettino da camera mortuaria, con il cranio
fracassato. Questo è successo non una volta, ma troppe
volte. E allora mi chiedo, tutto questo, per che cosa? Per
che cosa? Per caso Riina, Brusca o Provenzano, sono stati
uccisi in galera? No, loro sono "forti". E allora perchè
Bianzino, Cucchi, Uva, si? Che cosa avevano fatto?
Lo dico io se permettete. Avevano commesso un reato
gravissimo, quello che in uno Stato di "finto" diritto quale
è l'Italia, non puoi permetterti mai: si erano trovati ad
essere l'anello debole. E hanno pagato come si paga ove vige
la legge della Savana. Questo è quanto.
Per questo ho parlato di "ferocia nazista", perchè dei
cittadini che non erano crimnali, ma persone inoffensive,
che no sarebbero MAI dovute andare in carcere, ci sono
invece andate, per colpa di una legge assurda, e come se
questo non bastasse sono uscite morte, mentre erano sotto
la "TUTELA" dello Stato.
Con questo commento chiudo la mia partecipazione alle
discussioni su questo argomento.
12 maggio 2011 21:46 - pic3568
In relazione al comunicato del 5 maggio del DPA, ci sentiamo
obbligati a fare chiarezza sia sulle vicende personali di
Fabrizio Pellegrini sia sulla situazione in generale
dell'accesso alla cannabis terapeutica per i pazienti in
Italia.
Vogliamo precisare che siamo perfettamente a conoscenza
della legislazione e dei suoi percorsi temporali, compreso
che l'art.73 era già così prima delle modifiche apportate
dalla L.49, per questo nel comunicato ci siamo riferiti
solamente al suo effetto sull'importazione dei farmaci. Anzi
abbiamo evidenziato che già allora nel 2005, la scelta di
Fabrizio lo avrebbe esposto al rischio di conseguenze
penali.
Inoltre vogliamo ricordare che anche successivamente
all'aprile 2008, la Corte di Cassazione ed altre Corti hanno
emesso diverse sentenze di proscioglimento dall'accusa di
detenzione e coltivazione in singoli casi, per motivi
religiosi o antropologici.
Sull'uso terapeutico invece né la Corte di Cassazione
(perché le accuse contro i malati vengono di norma
archiviate prima ancora del processo di primo grado) né
quella Costituzionale si sono mai espresse, finora.
Nel 2005, anche se teoricamente il canale medico di accesso
istituzionale era già fruibile, e in Olanda il Bedrocan sia
stato messo in commercio dal 2004, la prima episodica
importazione è avvenuta in Calabria nell'agosto 2005 a
beneficio di un paziente epilettico, che comunque
successivamente ha avuto e continua ad avere ostacoli per
l'accesso alla sua medicina. Il Ministero della Salute
infatti non inviava le autorizzazioni né rispondeva alle
richieste pervenute, solo in seguito ad una diffida
ufficiale da parte di un paziente romano, l'UCS dell'allora
Ministro Storace rispose che la cannabis non aveva possibili
usi terapeutici, che avrebbero chiesto lumi all'UNODC, e
solo poi avrebbero fatto sapere qualcosa. All'epoca, sia al
Ministero della Salute sia le singole Asl non conoscevano il
farmaco richiesto né le procedure per la sua importazione.
Pellegrini ottenne il farmaco solo a fine 2006, nel 2002 i
farmaci non erano ancora disponibili ma anche nel periodo
del processo più recente il suo medico, pur avendolo
richiesto, non era riuscito ad avere accesso alla procedura
garantita dal D.M.11-2-97. Solo nel 2007 con l'introduzione
del thc nella tabella II sez. b, le importazioni sono
cominciate con una certa regolarità e qualche ostacolo in
meno. Se il Pellegrini in seguito tornò al "fai da te", fu
solo perché, dopo le prime assicurazioni da parte della sua
ASL, gli venne chiesto di pagare tutte le spese per la
terapia. L'avrebbe fatto, se avesse potuto continuare a
lavorare, invece era stato sbattuto in prima pagina più
volte come mostro dai media locali. La sua precaria
situazione perdura, ed è ben lungi dall'essere risolta.
Vogliamo anche far notare che le accuse del P.M. nel
processo di primo grado citate nel comunicato del DPA
risultano invece molto poco condivisibili come si evince
anche dalla perizia, firmata da uno dei più autorevoli
esperti in materia: "Dai documenti agli atti emerge che il
Sig. Pellegrini Fabrizio, per ragioni di salute ha ed
avrebbe bisogno di una cura a base di Bedrocan (farmaco
distribuito dal Ministero della Salute Olandese a base di
Cannabis) per un quantitativo mensile (massimo ammesso per
una singola prescrizione medica) pari a 30 gr di farmaco il
cui contenuto di principio attivo è del 18% di THC. Ciò
comporta che per una cura del paziente sufficiente a
garantire il farmaco per un mese, gli è stato prescritto un
quantitativo totale di principio attivo (THC) pari a 5,4
gr.
Risulta evidente che da tutto il materiale sequestrato non
poteva essere derivato neppure la dose necessaria per una
cura di circa 20 gg."
Come associazione ribadiamo con forza che fino a che ad un
solo malato di epilessia, glaucoma, Tourette, sindrome
bipolare, asma ecc., ed al suo medico, verrà precluso
l'accesso alla terapia (nonostante la legge lo preveda, ad
esclusiva discrezione del medico curante), il problema
resterà intatto e noi non resteremo silenti, né lasceremo
soli i malati che dovessero incappare nelle maglie di questa
illogica repressione. Vorremmo anche far notare che non
esiste in Italia alcuna lista di indicazioni approvate per
questi farmaci esteri, e che comunque queste, anche quando
tale lista venisse predisposta dall'AIFA, non sarebbero
limitative in senso assoluto. Non è compito della politica
o dell'ideologia o della religione, invadere un terreno che
compete solo ai medici ed ai loro pazienti, gli unici in
grado di valutare caso per caso le esigenze terapeutiche.
Inoltre, nel caso di preparazioni galeniche magistrali,
allestite da un farmacista utilizzando materia grezza
reperibile in Italia tramite grossista-distributore
(ovviamente sempre dietro prescrizione medica, stiamo
parlando di medicinali), non è richiesto il preventivo
tentativo di cura con altri farmaci o terapie disponibili,
né l'autorizzazione dell'UCS all'importazione, né
ricettari speciali o i moduli ministeriali per i farmaci
esteri, trattandosi di principi attivi inseriti nella
tabella II sezione B delle sostanze stupefacenti dotate di
attività terapeutica, e prescrivibili su ricetta semplice
da rinnovarsi di volta in volta, da parte di qualunque
medico.
Le procedure sono già sufficientemente snelle, a livello
normativo. L'ostacolo è rappresentato dalle direzioni ASL
ed ospedaliere, contrarie a priori, e dalla scarsa
informazione dei medici, che nel 99% dei casi non
prescrivono i farmaci cannabinoidi, per poca informazione ma
soprattutto per timore di rappresaglie professionali. Le
Regioni, invece, non hanno alcuna necessità di essere
"autorizzate" dal Ministero a fornire tali farmaci
gratuitamente, se prescritti ed erogati in ambito
ospedaliero. Siamo sempre alquanto sorpresi di dover essere
noi pazienti, a fornire queste informazioni a politici e
medici. Evidentemente, quando c'è di mezzo la parola
cannabis, la comunicazione si inceppa. Riconosciamo peraltro
al Dott. Serpelloni, dopo il nostro incontro diretto a
Gennaio 2009, di essersi personalmente attivato per
l'organizzazione di un tavolo tecnico di confronto tra le
associazioni ed il Ministero relativamente all'accesso ai
farmaci cannabinoidi, anche se nonostante la sua
disponibilità, e le nostre richieste ufficiali al
Ministero, tale tavolo non è stato poi mai avviato.
Se l'obiettivo è davvero quello dichiarato di assicurare
cure e sicurezza, non avrà difficoltà a convenire con noi
che la nostra richiesta di non punibilità per un malato in
stato di necessità che si arrangi in proprio, in assenza di
alternative praticabili, sia un obiettivo assolutamente
minimo e di buon senso. A meno che non si voglia sostenere
che un processo penale, e la minaccia del carcere, siano per
un malato un danno minore della cura consapevolmente scelta,
spesso con l'accordo del medico.
Non ci risulta che Canada, Portogallo, Repubblica Ceca,
California ed altri 16 Stati Usa, ecc. siano Paesi
medievali, tutt'altro. In quei Paesi i farmaci industriali
restano comunque disponibili in farmacia, ma viene
semplicemente garantita ai malati la libertà di scelta, e
nessuno si sognerebbe mai di condividere ambigue e vaghe
accuse contro un paziente, tanto meno di sostenere la
necessità della sua punibilità, accampando a pretesto la
difesa della sua salute o quella degli altri malati. Da tale
livello di civiltà avremmo solo da imparare, siamo molto
più vicini al medioevo ed agli Stati fondamentalisti qui in
Italia. Da noi, i malati perseguiti penalmente sono solo
effetti collaterali (previsti ed accettati, al di là della
propaganda) del sacro terrore che qualche cittadino sano
possa fare della cannabis un uso voluttuario, socializzante,
creativo, rilassante o di altro tipo.
Non intendiamo accusare il DPA di accanimento volontario
contro i pazienti, la situazione è la stessa da ben prima
della sua nascita, non ci interessano forzature
interpretative o logiche di schieramento politico ma solo i
dati reali. Abbiamo semplicemente scritto che Chiederemo
conto direttamente a Giovanardi ed al Dpa, per questo
assurdo accanimento contro i pazienti, perché riteniamo che
sia giunta l'ora di porre fine a questa guerra insensata
contro chi ha solo a cuore il proprio stato di salute, e
facendo del bene a se stesso non coinvolge né danneggia
altri, se non le organizzazioni criminali ed oscuri
interessi.
http://www.aduc.it/notizia/soldi+della+droga+hanno+salvato+b
anche_114607.php Anche se non è stato il DPA a dichiarare
la guerra, ha comunque l'autorità per firmare la pace.
Per quanto riguarda gli epiteti di "assassino" e "nazista",
innanzitutto vogliamo ricordare che una cosa sono i
comunicati dell'associazione Pazienti Impazienti Cannabis, a
cui il comunicato del DPA fa riferimento, altro sono i
commenti che ne possono seguire. Sebbene il commento
estrapolato si riferisse in realtà alla "ferocia nazista
della legge" e non fosse un insulto a persone o
dipartimenti, come specificato dall'anonimo autore dello
stesso, tali termini non rispecchiano né i contenuti né le
modalità di espressione dei nostri comunicati, dove non
compaiono mai insulti né sfoghi emotivi. Non ne abbiamo
affatto bisogno, ci bastano le nostre concrete
argomentazioni, per le quali ci attendiamo risposte precise
e puntuali. I malati che si curano con la cannabis, non sono
né tossicodipendenti né scudi umani a protezione di
chissà quali oscure trame, nonostante le insinuazioni e la
propaganda. Sono semplicemente cittadini che, pur pazienti,
non vogliono più rinunciare ai loro diritti costituzionali,
o essere ostaggio di interessi, poteri ed agende occulte.
Fabrizio Pellegrini è solo un caso emblematico, non
liquidabile con frasi di circostanza o un'alzata di
spalle.
Pazienti Impazienti Cannabis (P.I.C.)
8 maggio 2011 10:50 - fabrizio7338
In quasi tutta Europa ormai e' tollerata se non legalizzata
, la piccola coltivazione domestica per uso personale di
canapa !
Solo in Italia si continua a regalare alla mafia il
monopolio degli stupefacenti e di conseguenza si spinge i
consumatori verso droghe pesanti come eroina e cocaina !
Scoraggiando di fatto i consumatori di cannabis ,
equiparando la cannabis all'eroina e cocaina , proibendo la
coltivazione per uso personale si spenge automaticamente la
gente ad andare dagli spacciatori , i quali tendono a
vendere le droghe piu' potenti e meno ingombranti , in
quanto la cannabis e' ingombrante , voluminosa e costa un
decimo delle polveri , ma la pena e' la stessa !
Quindi e' una legge criminogena che spinge gli spacciatori a
vendere le droghe piu' pesanti(eroina,cocaina,ecc.) e
scoraggia i consumatori nel coltivarsi la loro piantina per
non dover andare dagli spacciatori e quando vanno dagli
spacciatori troveranno eroina e cocaina !
7 maggio 2011 17:00 - pettine
"...mettere a disposizione dei malati i farmaci a base di
THC solo pero' per le indicazioni mediche previste ed
approvate e come farmaci di seconda scelta rispetto ad altri
presidi farmacologici che si sono dimostrati piu'
attivi..."
signori, questa è una CAZZATA CLAMOROSA.. solo nel paese
delle favole questi personaggi possono permettersi simili
sparate ben sapendo che resteranno impuniti.
7 maggio 2011 6:32 - shugar
Metta a disposizione farmaci pagati da SSL come il Bedrocan
in primis, poi Sativex ed altri a malati, malati non
terminali ma per cui scientificamente la cannabis procura
sollievo al posto di farmaci molto piu' controindicati e
basta. Finche' non si fara cio' ci sara' sempre lo scemo o
furbo ad autocoltivarsela e come dargli torto!? Dovrebbe
essere un diritto di ogni cittadino di curarsi alla meglio
con il marmaco a cui risponde meglio con meno effetti
collatterali, amen
6 maggio 2011 18:27 - Nick
Le due pronunce della Suprema Corte di Cassazione non ci
azzeccano nulla col caso Pellegrini, in quanto erano in
riferimento alla legislazione sucessiva (cioè la
"Fini-Giovanardi), la quale, diversamente dalla precedente,
vieta "con carattere perentorio" la coltivazione.
La giurisprudenza antecedente era indirizzata alla non
punibilità della coltivazione di marijuana "se la grandezza
della piantagione denota la volontà di un uso personale":
tale comportamento rientrava, secondo i giudici, nelle
condotte depenalizzate previste dall'art.75 del D.P.R.
309/90, per effetto del referendum del 1993; effetto del
quale il legislatore negli ultimi anni se ne è altamente
sbattuto le palle, vietando tale condotta anche se
indirizzata all'uso personale; anzi ci tocca sentire dai
governati e dal dpa che "l'uso diverso da quello terapeutico
non è ammissibile"; fatto sta, che il sig. Pellegrini è
stato condannato comunque anche se le coltivava per uno
scopo terapeutico.
Al di là che la quantità sia stata ritenuta non per uso
personale, il DPA cerca allora di salvarsi in corner
puntando sulla illeicità della medicina non prescritta: mi
chiedo allora, se, venendo io trovato con 2 confezioni di
Aulin senza ricetta, rischio da 1 a 6 anni di reclusione.
Non mi soffermo sulle baggianate riguardo sicurezza e
qualità della cannabis autoprodotta rispetto a quella
fornita dal servizio sanitario, per le quali rimando a
quest'ottimo articolo:
http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=1873 . Faccio solo
notare anche qui, che la pena è da 1 a 6 anni... però
tutto nell'interesse del malato, eh!
Va anche sottolineata la totale eterogeneità delle sentenze
sulla stessa fattispecie, cioèl'autocoltivazione: come
detto prima, la tendenza giurisprudenziale con la vecchia
legislazione (quella sotto la quale rientra il caso
Pellegrini) era verso l'assoluzione, e comunque, sotto
quella nuova, si sta procedendo nella medesima direzione
almeno per quanto riguarda l'uso terapeutico, come nel caso
della signora veneziana malata di sclerosi multipla trovata
con 42 piante, poi assolta. Ma in Italia, paese di preti,
maghi, lotterie e superstizioni la giustizia è lasciata in
mano al caso: c'est la vie, ti va come la prende il giudice,
ogni tribunale fa la sua legge. Provare per credere. C'è da
rimpiangere molto qui i paesi a common law...
Da antiproibizionista poi, mi sento abbastanza insultato da
costoro che ci accusano di strumentalizzazione dei malati
per secondi chissà poi quali torbidi fini. La realtà è
che i malati difficilmente possono accedere a queste cure in
maniera immediata e continuativa, ed il proibizionismo di
certo non li aiuta a nella ricerca di una seconda via di
accesso che non passi per scartoffie e burocrazia. Quindi ci
sta tutto lo sposare la causa dei malati. Rimando alle
parole di Andrea Trisciuoglio, malato di sclerosi multipla:
"STRUMENTALIZZATECI TUTTI!!!".
Nel finale sfioriamo i toni della barzelletta: che i
proibizionisti abbiano a cuore i diritti dei
tossicodipendenti (che già di per se è un epiteto che
sfiora il razzismo) è assodato; il diritto di avere i
carabinieri che ti frugano in casa se ti beccano con una
canna; il diritto di veder ritirati patente, passaporto,
porto d'armi; il diritto a farsi una bella vacanza, perdendo
il lavoro; se poi la quantità è superiore a + di 0,5
ricchi gr. di thc hai un altro sacrosanto diritto, cioè di
difenderti davanti al giudice dall'accusa di spaccio; e poi,
ci vogliamo rovinare, da 1 a 6 anni di soggiorno coatto
nelle patrie galere italiane in caso di autocoltivazione.
Bontà loro! Anche se a dirla tutta, non so se gli ebrei
italiani nel '39 se la passasero peggio... ma percarità,
non apostrofiamo questi benefattori con certi titoli, sennò
fanno pure le vittime...
6 maggio 2011 11:25 - Davide Calabria
Non mi risulta che in Nazioni dove l'autocoltivazione è
tollerata, meno incriminata, (California e altri Stati degli
Usa piuttosto che Francia, Spagna, Repeubblica Ceca,
Austria, Olanda, Danimarca, Svizzera, Russia) per scopi
medici o ludici che siano, la popolazione, la sua cultura e
le leggi siano regretite al tempo del Medioevo. Anzi, in
alcuni casi si tratta di Nazioni ben evolute rispetto alla
nostra italianetta proibizionista.
Ok, siamo un molo in mezzo al mare, distanti da altre
culture, ma sono sicuramente più medioevali e stupide le
leggi proibizioniste italiane e loro caste (avvocati,
medici, commercialisti, notai).
Il proibizionismo distorce la realtà e in Italia è
talmente forte da copovolgerla. Da qui le dichiarazioni del
Dipartimento. Perchè non bisogna essere dei matematici per
fare 2 più 2. Se permetti l'autocoltivazione togli soldi
alla criminalità e eviti che la gente fumi lucido da
scarpe.
Se legalizzano, qualcuno sostiene potrebbero aumentare i
consumi. Comunque non ci sarebbe niente di male se qualcuno
passasse dai molto più pericolosi alcool e tabacco alla
cannabis. D'altro canto, qualcuno invece crede che,
togliendo il gusto de proibito, i consumi, sul lungo
periodo, tenderebbero a diminuire.
Il Dipartimento non deve scherzare sulla pelle delle
persone, la marijuna è una medicina: nell'800 c'erano
pacchetti di sigarette di canapa indiana al carissimo prezzo
di 2-3 lire e quelli di canapa italiana a molto meno. Erano
tutti stupidi a questo mondo fino all'avvento del
proibizionismo? Non credo proprio.
Focalizziamo invece su alcune proposte tipo quella
dell'attivista olandese Wernard Bruin: 10 piante legali.
Perchè le buste di semi in commercio sono da 10 semi,
perchè se fai meno piante parte del commercio resterà in
mano alla criminalità organizzata, mentre se legalizzi più
piante il prezzo risulterebbe troppo basso e usufruibile per
un periodo post-proibizionista.
La canapa è sempre stata a fianco dell'uomo e lo sarà
sempre, è inutile sprecare energie e soldi degli italiani
in questa inutile farsa.
6 maggio 2011 10:42 - chinaski
Vorrei precisare: Se la frase contenuta nel comunicato del
DPA "...arriva ad apostrofare come nazista chi...", è
riferita al mio commento nel post precedente, invito chi lo
ha scritto a rileggere bene il mio commento. Non ho
assolutamente definito il DPA e chi vi lavora "nazista", ho
scritto e lo ribadisco, che la legge vigente in Italia in
materia di autocoltivazione di cannabis esprime una "ferocia
nazista". E' concetto ben diverso. Cerco di spiegarmi
meglio. In Italia chi coltiva una o due piantine di canapa
in casa, non certo per organizzare quindi un traffico in
stile banda della Magliana, è assimilato ad un narcos
messicano e rischia potenzialmente da sei a venti anni di
carcere. Io penso, venti anni... ripenso ancora, venti
anni....cosa sono venti anni di carcere? Vediamo cosa
sono.
Giovanni Brusca, spietato boss della mafia è stato
condannato a venti anni di carcere per le stragi del '93, le
autobombe di Roma, Firenze e Milano che produssero
devastazione e morte. Provate a scrive su google "condannato
a 20 anni", uscirà una sfilza di "condannato a vent'anni
per aver: ucciso, strangolato, sparato, accoltellato a
morte, violentato e ucciso.
Ecco cosa sono venti anni di reclusione. Ed ecco che, una
persona malata o meno, che coltiva una piantina in casa
rischia da sei a vent'anni, come sta chiaramente scritto
nella legge. Per me questo esprime una ferocia nazista. Lo
ribadisco senza alcun problema. In nessun paese civile vige
una simile normativa. E' inutile continuare a negare questa
realtà ogettiva sotto gli occhi di tutti. Spagna, Paesei
bassi, Belgio, Germania, e altri paesi europei ed
extareuropei, oltre ad avere leggi avanzate in materia di
cannabis terapeutica, sanzionano solo lievemente la piccola
autocoltivazione casalinga. Persino nell'integralista Iran
in cui vige la pena di morte per i trafficanti di eroina, vi
sono leggi molto più tolleranti sulla cannabis.
Per farla breve, qui non è questione di essere contro o
favore della droga. Tutte le persone di buon senso sono
contro l'uso delle droghe, come dell'alcool o del tabacco,
soprattutto da parte degli adolescenti e dei ragazzi
giovani. Far passare chi contesta queste leggi assurde come
"favorevole alla droga" è davvero un atto vile. Ci sono
fior di persone, di uomini con la U maiuscola, che sono da
sempre contro questa legge e hanno speso una vita a lottare
contro le tossicodipendenze, penso non serva fare i nomi, li
conosciamo tutti, visto che non esiste solo Andrea
Muccioli.
E' triste davvero disinformare, mettere sullo stesso piano
droghe devastanti come l'eroina e la cocaina con la canapa.
E' un'offesa al buon senso, all'intelligenza, alla dignità,
alla verità. Lo dico da persona adulta, da non fumatore (di
nulla) tra l'altro, in maniera del tutto disinteressata. Lo
dico pensando ai giovani e agli individui deboli e
fragili.
P.S. Avete citato il medioevo per indicare un periodo in cui
vigeva, secondo voi, una sorta di "autocura" anarchica, in
contrasto con le cure allopatiche della medicina moderna.
Sbagliatissimo. Teofrasto Paracelso, padre della medicina,
riteneva che molto di quello che aveva appreso riguardo le
malattie e le relative cure lo aveva appreso dalle streghe.
Esatto, dalle streghe, proprio quelle signore che bruciavano
sui roghi negli autodafè della santa inquisizione. Costoro
erano le conoscitrici della erbe, e con queste "diaboliche"
erbe, erano capaci di creare intrugli che curavano, eccome,
quello che i "dottoroni" delle università dell'epoca, con
le loro formule magiche, preghiere e i loro strani riti
propiziatori, non riuscivano ovviamente a curare. Da quelle
erbe che usavano le streghe derivano ancora oggi molti
importanti farmaci moderni.
Loro però le bruciavano sul rogo. Vedete, la storia si
ripete.
6 maggio 2011 10:22 - anandamide1972
si, perchè inaccettabile ? non ci sono ragioni univoche nè
scientifiche nè etiche, politiche o economiche per pagare
il prezzo del proibizionismo
6 maggio 2011 10:16 - nieri1146
"...inaccettabile liberalizzazione della cannabis per usi
voluttuari'".
PERCHE' inaccettabile ?
6 maggio 2011 8:27 - shugar
Dimenticavo: difensori delle teorie bigotte e razziste di
Aslinger e non ultimo affaristi del cavolo insieme alla
lobby farma e delle comunita' di recupero(quest'ultime
comunque utili per dipendenze gravi a droghe pesanti)
Vedi anche:
http://cannabis.wikia.com/wiki/Main_Page
5 maggio 2011 22:59 - shugar
Il fatto e' che oramai la coltiva la mafia in Sicilia ed e'
conoscitua essere di alta qualita' come anche la ndrangheta
nell'aspromonte, se ne possono anche andare a fanc...a parte
il doppio zero che viene dal Rif nel Marocco, conclusione,
hanno concluso niente, saluti al Dpa
5 maggio 2011 21:35 - chinaski
Traduzione: ammesso e non concesso che la cannabis possa
agire come farmaco per alcune patologie, se non è proprio
possibile usare i farmaci che già vi vende l'industria
farmaceutica, la cannabs la potreste anche usare, ma non vi
venga in mente neppure per sogno che l'industria
farmaceutica possa smettere di guadagnare, quindi comunque
deve prima passare per il brevetto e il nome commerciale.
Se vi venisse in mente di coltivarla da soli, sappiate che
le pene arrivano financo a vent'anni di carcere. Un pò meno
di quelli che ha scontato Pietro Maso. Ma lui aveva commesso
un reato un pò meno grave...pazienza.