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Il villaggio dove la cannabis e’ il solo sostentamento
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Articolo di Redazione
5 dicembre 2016 14:30
 
 Sulle alture estreme della lussureggiante valle di Kullu, Malana e’ raggiungibile dopo un'escursione di quattro giorni dalla strada più vicina. Le sue leggi, per tradizione, sono state stabilite dal dio del villaggio Jamlu. Le persone hanno eletto il proprio parlamento e le proprie controversie vengono risolte nel loro ambito. Gli abitanti del villaggio andavano in preda al terrore quando un estraneo si presentava.
Ma Malana non e’ piu’ nascosta. Per secoli il villaggio aveva coltivato la pianta che aveva fatto di Malana una delle piu’ importanti destinazioni al mondo, e un campo di battaglia -almeno simbolicamente - per la lotta aleatoria dell'India contro il "charas", l’hashish nero e appiccicoso che ha reso il villaggio famoso.
Nel 1985, il governo indiano, grazie alle pressioni internazionali, aveva vietato produzione e consumo di cannabis. Il possesso di un chilogrammo di charas -un estratto ricco di THC derivato dalla resina de germogli di marijuana appena raccolti- era punito con un minimo di 10 anni di prigione.
Nelle sonnacchiose montagne degli Stati del nord dell’India, la marijuana e’ coltivata dagli indigeni da centinaia di anni. I legislatori locali e le forze dell’ordine sanno che la pianta e’ parte della loro tradizione e sono in sintonia con le persone che la coltivano, villaggi remoti che considerano la cannabis l’unica coltivazione che da’ loro reddito in quelle condizioni climatiche e geografiche.
Maheshwar Singh, un legislatore locale e discendente principale della famiglia reale di Kullu, facendo riferimento ai vecchi libri fiscali, dimostra che la pianta è stata legalmente coltivata e venduta per decenni prima della legge indiana sulla droga.
“E’ stata una pianta dai molteplici usi per questo popolo”, dice il grande e allegro 67enne, sottolineando l'uso locale di fibre di canapa per produrre corde e le tradizionali pantofole "pula", che continuano ad essere l'unica calzatura consentita per i pellegrinaggi.
La gente di Malana deve trasportare il raccolto e la legna per chilometri per arrivare al villaggio. Anche se una strada malandata ha sostituito un arduo percorso a piedi di solo un'ora e la funivia viene utilizzata per il trasporto di carichi pesanti, gli abitanti del villaggio usano ancora metà dell'anno per la raccolta di parti fondamentali della natura. Per l'altra metà sono in letargo, visto il rigido inverno che seppellisce il villaggio sotto la neve.
Ogni giorno, Gori Massi va lentamente verso il suo campo, talvolta cantando da solo su un sentiero roccioso. Cammina con un ritmo tipico di una persona di 20 anni, mentre le rughe sul viso e le mani sono l'unica indicazione della sua età: 80 anni. Le ci vorrà un'ora per arrivare alle sue piante che sono nascoste lontano dal villaggio, vicine al confine della foresta. Lei si siederà lì tutto il giorno, prendendosi cura dei germogli di marijuana ad alta potenza e sfregandoli tra le palme per ottenere un succo di resina che fa diventare nere le sue mani. Dopo aver raccolto circa 20 grammi di hashish appiccicoso, che le fa ricavare tra da 50 a 150 dollari, decide che ha fatto la sua giornata. E prega perche’ la polizia le risparmi le coltivazioni di quest'anno. "Il grano e altri cereali non crescono in questa terra", dice Massi. "Niente altro cresce qui. Dobbiamo vivere così, e tutto ciò che abbiamo sono queste piante che sono eradicate dalla polizia. Cosa possiamo fare?".
L’aromatica “Malana cream” -una varieta’ di olio di hashish prodotta nel villaggio da piante di alta potenza con semi ibridi- ha conquistato uno status di leggenda tra i fumatori di spinelli nel mondo. Consumato soprattutto con tabacco, in forma di sigaretta o nel chillum, questo forte hashish e’ in voga nei coffee shop di Amsterdam ed ha vinto la High Times Cannabis Cup almeno due volte.
In India, questa fama ha portato un flusso di turisti stranieri e locali nella Parvati Valley, un gruppo di montagne intorno al fiume Parvati, vicino Malana, dove e’ cresciuta ogni anno nell’ultima decade.
Dove la cannabis e’ legale dove non lo e’
“E diventata una destinazione per persone giovani, pacifisti, giramondo”, dice Florent Dupont, 32 anni, mentre beve un te’ e si rolla una canna in una gesthouse. “Le persone sanno che possono ottenere un prodotto migliore e fresco”, aggiunge il regista francese.
La valle e’ piena di giovani israeliti, molti avvolti in scialli colorati e con i capelli rasta, che vengono per fare una esperienza terapeutica dopo anni di servizio militare.
Singh dice che la crescente popolarita' dell'hashish locale e' esplosa con la coltivazione di cannabis nella valle. Nel 2016, il governo locale stima in 240 gli ettari di terra nella regione che sono utilizzati per la coltivazione della cannabis, producendo circa 12.00 chilogrammi di hashish.
I numeri reali sono molto alti per le piante che sono coltivate sui bordi scoscesi delle alte montagne, e per la polizia e' impossibile individuarle.
Mentre l'aumento della domanda e dei prezzi della charas portano benefici ai villaggi, c'e' stato anche un leggero aumento di azioni penali, ed ha spinto il governo ad inviare la polizia armata di machete, insieme a guardie forestali, nei lunghi percorsi per distruggere una piccola percentuale dei campi di marijuana.
Gli abitanti dei villaggi sostengono di avere un accordo con i funzionari locali, che consigliano loro di mettere i campi distanti dal villaggio e sui terreni della foresta, dove non possono essere perseguiti per un campo che non è sulla loro terra. La polizia si è concentrata principalmente nel distruggere i campi di cannabis sui terreni della foresta. I pochi abitanti che sono stati arrestati stanno scontando la pena per traffico di droghe in città come New Delhi, Chandigarh e Goa.
Ma e' impossibile distruggere montagne piene di erba. Singh, che ha visitato Malana diverse volte durante la campagna elettorale ed è venerato dagli abitanti a causa del suo lignaggio reale, sostiene che il governo dovrebbe avere un diverso approccio per affrontare il problema. “Credo che ci sia un motivo perche' ci tengano a queste piantagioni, ed e' che questo è l'unico modo che hanno per guadagnarsi da vivere”. Il governo dell'India deve fare una politica che possa provvedere a dare loro un lavoro alternativo. Ma non siamo in grado di farlo”.
A Malana, Jabe Ram, figlio di mezza eta' di Massi, sta per donare una statua del dio del villaggio Jamlu, in pellegrinaggio attraverso l'ardua montagna di Rasol per fare il bagno nell'acqua santa di un tempio nella valle vicina. E ci mettera' cinque giorni per tornare. Un uomo per ogni famiglia del villaggio lo deve accompagnare, come è tradizione. Significa che ci saranno cinque giorni di distanza dai campi e dallo sfregamento per la produzione della resina. Ma Ram non è preoccupato; la stagione del raccolto andrà avanti per un altro paio di settimane.
"Vogliono farci smettere completamente di coltivare marijuana. Ma noi continuano a seminarla", ha detto Ram. "Se il governo ci ha aiutato in qualche modo e ci ha protetti da fame e freddo, avrebbe forse preso in considerazione di fermarci. Ovviamente, non stiamo andando verso la fame. Ma anche se dobbiamo andare in prigione per questo, che così sia."

(da un lancio dell'agenzia Associated Press del 05/12/2016)
 
 
 
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