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Venezuela. Il narcotraffico penetra nel Paese
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Articolo di Antonio Cano
17 luglio 2009 10:50
 
Un rapporto del Congresso Usa descrive la nascita di un "narcostato" nel Paese caraibico - Dal 2004 le esportazioni di cocaina sono quadruplicate
Un rapporto del Congresso degli Stati Uniti segnala la forte penetrazione del narcotraffico in Venezuela, con un aumento molto significativo del volume di esportazioni di droghe e della complicita' negli affari di alti funzionari civili e militari del regime, che collaborano e proteggono la guerriglia e le organizzazioni criminali colombiane. In sostanza, il documento, che verra' reso noto a fine mese, descrive la nascita di un narcostato in Venezuela.
Il Paese si sarebbe trasformato, dice l'indagine, nel principale centro di distribuzione della cocaina prodotta in Colombia e nel maggior porto d'imbarco della sostanza destinata, soprattutto, ai mercati di Stati Uniti e Spagna. "L'alto livello di corruzione dentro il Governo venezuelano, nell'Esercito e nelle altre forze dell'ordine e della sicurezza hanno contribuito alla creazione di un clima di permissivita'", sostiene il rapporto, cui ha potuto accedere EL PAIS.
"Le rivelazioni del rapporto rafforzano il mio timore che il rifiuto del Venezuela a collaborare con gli Stati Uniti nel perseguire il narcotraffico sia dovuto alla corruzione esistente nel Governo di quel Paese", sostiene il senatore Richard Lugar, il repubblicano di maggior spicco del Comitato delle Relazioni Estere del Senato, che ha incaricato l'elaborazione del documento a Government Accountability Office (GAO) per verificare i dati del Dipartimento di Stato sull'incremento del narcotraffico in Venezuela. Lugar ritiene che, dopo quest'indagine "s'impone, come minimo, una revisione profonda della politica degli Stati Uniti verso il Venezuela", e suggerisce misure simili a quelle adottate in "altri paesi colpiti" dalla stessa situazione.
Dal 2004 al 2007, la quantita' di cocaina prodotta in Colombia e uscita dal Venezuela e' piu' che quadruplicata, passando da 60 tonnellate l'anno a 260. La cifra rappresenta, secondo il rapporto, il 17% di tutta la cocaina prodotta nel mondo nel 2007. "Dopo essere entrata in Venezuela", riferisce il documento, "la cocaina di solito esce dal paese a bordo di aerei che decollano e atterrano da centinia di aeroporti clandestini". Nel 2007 le agenzie di sicurezza nordamericane hanno individuato 178 voli partiti da scali del Venezuela e sospettati di trasportare droga; nel 2004 ne furono localizzati 109. Nello stesso periodo i voli che trasportavano la cocaina dalla Colombia sono stati praticamente eliminati, grazie ai programmi antinarcotici portati avanti congiuntamente da quel Paese e Stati Uniti. Cio' significa che, dal 2004, il Venezuela ha sostituito, di fatto, il transito della cocaina che prima si svolgeva nella vicina Colombia. Cio' e' stato possibile, secondo il rapporto, dalla stretta collaborazione tra le Forze Armate venezuelane e la guerriglia colombiana, intensamente coinvolta nel mercato.
"Secondo gli appartenenti alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) interrogati dal Governo colombiano, funzionari venezuelani, persino membri della Guardia Nazionale, sono stati corrotti per facilitare il passaggio della cocaina dalla frontiera colombiana", assicura il documento del Congresso nordamericano. "La corruzione all'interno della Guardia Nacional", aggiunge il rapporto, "rappresenta la minaccia piu' significativa, posto che la Guardia informa direttamente il presidente Hugo Chavez e controlla le frontiere, gli aeroporti e i porti del Venezuela".
Il rapporto, elaborato tra agosto 2008 e questo mese di luglio, contempla anche le azioni che il Governo venezuelano ha adottato negli ultimi anni per distruggere gli aeroporti clandestini e i carichi di droga, ma avverte che e' difficile contrastare la veridicita' dei dati poiche' la partecipazione degli Stati Uniti in attivita' contro il narcotraffico in Venezuela, che fu molto intensa fino al 2004, attualmente e' praticamente nulla. Alcuni ufficiali del Dipartimento statunitense antidroga (DEA) stanno ancora lavorando in Venezuela, ma il documento del Congresso sostiene che il loro e' un lavoro marginale: "Dicono che continuano a riunirsi informalmente con i responsabili venezuelani, ma queste riunioni servono per mantenere la comunicazione piu' che per discutere di temi sostanziali di cooperazione".
Secondo il rapporto, gli Stati Uniti hanno fatto alcuni tentativi per riannodare la collaborazione, specialmente in occasione dell'incontro, in aprile, tra Chavez e il presidente Usa, Barack Obama, al vertice di Trinidad e Tobago. Uno degli atti e' stato d'invitare il procuratore generale del Venezuela a venire a Washington per discutere varie iniziative antidroga, ma il Ministero venezuelano degli Affari Esteri non ha ancora dato il permesso per il viaggio.
L'aiuto nordamericano alla lotta alla droga in Venezuela, che era quasi di 11 milioni di dollari nel 2003, e' stato ridotto a meno di 2 milioni nel 2008. "Malgrado tutti gli sforzi, la collaborazione continua a scemare", conclude il documento.
Il rapporto del Congresso statunitense menziona la Spagna come principale destinazione fuori dall'America dei voli che partono dal Venezuela. Nel continente americano, le rotte principali verso gli Stati Uniti passano attraverso il Messico, la Repubblica Dominicana, Haiti e altri paesi del Centroamerica e dei Caraibi.
In Messico, la droga proveniente dal Venezuela arriva nelle mani delle bande che hanno il controllo di quest'attivita' nel Paese. Altrove, i carichi di droga spesso non toccano terra; li lanciano in mare, dove vengono raccolti da navi che proseguono il trasporto.

Traduzione di Rosa a Marca


 
 
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