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Uso terapeutico cannabis: il caso paradossale di Fabrizio Pellegrini
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Articolo di Pazienti impazienti cannabis
13 maggio 2010 10:46
 
AGGIORNAMENTO. Il 18 maggio si sono tenute nella stessa mattina a Chieti le udienze per due dei molti procedimenti penali a carico di Fabrizio Pellegrini, accusato di autocoltivazione sul balcone di casa della sua medicina, e di presunto spaccio (dalla quantità detenuta, superiore ai 500 mg di THC tollerati dalle tabelle previste dalle ultime modifiche della L. 309/90). Con la prescrizione del suo medico, aveva ottenuto la fornitura dalla Asl della Cannabis medicinale standardizzata importata dall'Olanda solo una volta, ma non aveva potuto pagare la successiva, dato che anche a Chieti un “pregiudicato recidivo, delinquente abituale”, come Fabrizio è stato dipinto ogni anno tranne forse l'ultimo dai media locali, non trova da lavorare facilmente.
Per la difesa hanno presentato una relazione ciascuno il dr. Nunzio Santalucia, medico tossicologo ed esperto in terapie con cannabinoidi per varie patologie e sintomi, ed il dr. Giampaolo Grassi, primo ricercatore di un' importante ente che da anni effettua ricerche scientifiche sulle probabilmente molte varietà di Cannabis sativa con usi terapeutici e alimentari, unico in Italia autorizzato dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste.
Per entrambi i processi, il giudice, dopo aver ascoltato i testi, ha rinviato al 24 febbraio 2011 le arringhe finali e l'emissione della sentenza. In alcune altre occasioni, la sentenza (di condanna) era stata emessa contestualmente alla fine dell'udienza, per cui questa novità potrebbe forse essere considerata un segnale di una rivalutazione della questione da parte del giudice, a voler essere ottimisti per forza.
Più insidiosa, secondo l'avvocato Di Paolo, sarà l'udienza in Corte d'Appello, la cui data è di prossima fissazione, relativa ad un terzo procedimento per lo stesso crimine senza vittime, dopo che in primo grado è stato condannato alla pena “minima” prevista dalla legge 309, cioè 6 anni di carcere. Per quel procedimento la difesa non aveva presentato alcuna perizia o consulenza, e forse sarebbe difficile per un giudice, in appello, accettarne di nuove, perché la sua valutazione deve basarsi solo sui dati emersi durante il 1° grado, che in quell'occasione era stato gestito (evidentemente con scarsa efficacia) da un avvocato d' ufficio. Quindi anche l'udienza d'appello si presenterà molto in salita.

La vicenda di Fabrizio Pellegrini raccontata da
Pazienti impazienti cannabis.
La mattina del 18 maggio si svolgeranno a Chieti 2 processi per lo stesso reato a carico di un paziente e membro dell'associazione Pazienti impazienti cannabis, Fabrizio Pellegrini, accusato di aver coltivato poche piantine di cannabis sul suo balcone a fini di spaccio.
La storia di Fabrizio, 41 anni, musicista e pittore, parte una dozzina di anni fa. Scopre allora che gli effetti benefici di questa pianta gli permettono di alleviare i sintomi della fibromialgia che da un po' di tempo gli rende difficile svolgere le sue attività artistico-lavorative. Ma scoperta la cura sono iniziati problemi di altra natura. Come per molti altri malati il primo interrogativo di Fabrizio fu: come accedere alla medicina? In quel periodo le possibili risposte a questa domanda erano soltanto due: o rivolgersi al mercato nero o autocoltivarsi la propria medicina.
Fabrizio, come molti altri sceglie la seconda strada. Non vuole finanziare la criminalità organizzata, non vuole correre il rischio di assumere sostanze adulterate di bassa qualità e non ha comunque la possibilità economica di sostenere i costi del mercato illegale. Decide che l'unica soluzione praticabile in assenza di alternative, e in teoria la più semplice, auspicata dalla maggior parte dei malati a livello mondiale, sia quella di coltivarsi la sua medicina.
Nel frattempo Fabrizio conosce il nascente pic, altre persone che come lui rivendicano il diritto a curarsi con questa pianta, e partecipa fin dai primi momenti alla vita del gruppo. Quando, dopo, si apre la possibilità di utilizzare la cannabis medicinale prodotta in Olanda e importata attraverso le farmacie delle Asl, Fabrizio riesce a consegnare la richiesta del medico ed ottenere una prima fornitura, ma i problemi economici e la negazione della sua Asl di farsi carico dei costi non gli permettono di proseguire la cura. Rimane sempre la soluzione precedente e Fabrizio a primavera rimette i vasetti sul balcone. Ma quasi ogni anno riceveva una visita delle FF.OO. e l' ultima casualmente proprio il giorno del suo 40esimo compleanno.
Fabrizio Pellegrini è una persona che come noi ha trovato beneficio nell'utilizzare la cannabis come medicina, ma il 18 maggio sarà un'altra volta davanti al giudice per difendere il suo e il nostro diritto alla salute. Un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti ma che sembra non valere quando per curarsi si utilizza questa pianta. Fabrizio ha già subito arresti, condanne, prigione ed ha altri processi in corso solo per aver scelto di curarsi con una pianta. Viene considerato come uno dei peggiori criminali, rischia oltre 20 anni di galera, e soprattutto continua a non poter alleviare le sofferenze dovute alla malattia e a non poter migliorare la sua qualità di vita.
Tutto questo nonostante nel nostro paese il THC, unico principio attivo psicotropo della cannabis, sia inserito nella tabella 2b dei farmaci stupefacenti e quindi legalmente prescrivibile, e in teoria tale prescrizione sia l'unico requisito richiesto per ottenere l'importazione della medicina a lui necessaria dall' Olanda.
Fabrizio ha bisogno della solidarietà di tutti, di poter far conoscere la sua storia e di non essere lasciato solo. Chi volesse può portare il suo contributo con la presenza davanti al tribunale di Chieti la mattina dei processi.

Per scrivergli:
Fabrizio Pellegrini
www.pazienticannabis.org
[email protected]
 
 
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