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Traffico droghe in Costa d'Avorio, nelle mani dei nigeriani
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Articolo di Redazione
7 aprile 2017 15:24
 
  Sono le 22 quanto il “patron” della fumeria arriva. Diversi fasci di biglietti sono attentamente allineati su un vecchio tavolo di legno. La piccola stanza dove si fa la transazione si affaccia sulla fumeria del “Wanch”, un ghetto per tossicodipendenti come ne esistono altri, un centinaio, a cielo aperto, nel cuore di Abidjan. Tutte le sere, il proprietario viene a recuperare l’incasso di questo business lucrativo che alimenta quotidianamente la dipendenza di 150 barboni, intrappolati nell’inferno della droga. Il patron verifica lo stato degli stock, gestisce l’approvvigionamento. E’ nigeriano, come la maggior parte dei trafficanti alla guida delle reti della droga in Costa d’Avorio.
Il giro d’affari quotidiano del Wanch si avvicina ai 4 milioni di franchi CFA (piu’ di 6.000 euro), grazie agli spacciatori che rivendono la mercanzia sul luogo. Il nigeriano, chiamato “patron”, redistribuisce una parte dei suoi guadagni alla sua équipe di giovani ivoriani pagati alla giornata: vedette, spacciatori e gestori della fumeria, chiamati “babatchés”. Un’altra parte dei guadagni e’ versata alla polizia, che si fa carico della sicurezza all’interno della fumeria. Discreto, quasi invisibile, l’uomo di una cinquantina d’anni non ha mai detto il proprio nome. “Non e’ il solo nel business, assicura un membro dell’équipe sotto il comando di un ‘patron' da sei anni. Sono diversi nigeriani. Riciclano il denaro in bar ed hanno una propria rete di prostituzione, con ragazze che hanno portato da casa loro”.
Da diversi decenni, il crimine organizzato nigeriano ha preso possesso del traffico di droga in Africa dell’ovest. “Le organizzazioni criminali nigeriane sono cosi’ strutturate nello spezio e nel tempo, che costituiscono delle vere mafie”, dice Michel Gandilhon, incaricato agli studi per l’Observatoire français des drogues et des toxicomanies (OFDT). Strutturata e impiantata nel traffico di stupefacenti a livello internazionale, la mafia nigeriana sarebbe nata negli anni 1950, quando dei contrabbandieri libanesi hanno utilizzato per la prima volta l’Africa dell’ovest come zona di transito per instradare fino agli Stati Uniti l’eroina prodotta in Asia.
Hub girevole
A partire dagli anni 1980, i trafficanti nigeriani hanno cominciato a trasportare la cannabis prodotta localmente cosi’ come la cocaina proveniente dal sud America verso l’Europa. “Da allora, i trafficanti nigeriani e ghanesi si sono insediati con successo ovunque nel mondo, compresi i Paesi dell’ovest dell’Africa. Hanno stretto legami con dei partner in Benin, in Costa d’Avorio e zone vicine”, scrive lo storico Stephen Ellis nel suo libro “This Present Darkness” (ed. Hurst) sul crimine organizzato in Nigeria.
Grazie alla sua posizione geografica privilegiata, l’Africa dell’ovest e’ diventata un hub girevole del traffico di droga destinato al mercato europeo. “E’ un terreno ideale per i trafficanti perche’ gli Stati sono deboli e i funzionari piu’ facilmente corruttibili. Soprattutto, ne approfittano dell’inserimento dell’Africa dell’ovest nel commercio mondiale”, analizza Michel Gandilhon. La mondializzazione dei flussi dei mercati ha coinvolto la modernizzazione dei grandi porti della regione come San Pedro, Dakar, Conakry, Lagos o Cotonou, grazie ai quali la cocaina arriva dalla Colombia, passando per il Brasile, coi container.
Ma le rotte attraverso le quali la droga e’ incamminata verso le sub-regioni, restano estremamente diversificate, rendendo l’individuazione difficile ai servizi di repressione. Mentre gli accordi di libera circolazione in senso alla Comunita’ economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (Cedeao) facilitano l’attivita’ degli scambi. Secondo il rapporto 2015 dell’Organsmo internazionale di controllo degli stupefacenti (OICS), le coste africane sono ugualmente un punto di arrivo dell’eroina coltivata nei campi afghani. Le reti nigeriane hanno realizzato un ponte aereo tra l’Asia e l’Africa dell’est, poi all’interno del continente sorvolando l’est verso la zona ovest del Sahel.
Una volta arrivata in Nigeria e nei Paesi limitrofi, una gran parte della droga e’ trasportata in Europa attraverso la strada cosiddetta “africana”: che risale fino al sud della Spagna, passando per il Marocco. Questi ultimi anni, diversi emigranti nigeriani, in funzione di “muli” (corrieri), sono stati arrestati in possesso di stupefacenti all’aeroporto di Casablanca. L’accesso al continente europeo si fa anche attraverso la Libia, diventata una zona grigia favorevole ad ogni tipo di traffico.
La droga del povero
E poi c’e’ la droga che resta in loco, lasciata nelle mani dei piccoli trafficanti nigeriani e dei loro complici locali per alimentare un mercato emergente in Africa dell’ovest, fino alle fumerie di Abidjan. Dove, l’eroina e’ trasformata in piccole dosi e venduta a minor costo per adeguarsi al livello di vita piu’ basso che in Europa. La cocaina e’ trasformata in crack, la droga del povero. “I trafficanti nigeriani hanno realizzato dei centri operativi a Cotonou e Abidjan, dove dei locali gestiscono il narcotraffico”, spiega Stephen Ellis nell’opera che abbiamo citato prima. In piccoli laboratori a Riviera, un quartiere di Abidjan, alcuni ivoriani trasformano tutti i giorni la polvere in cristalli di crack grazie ad una semplice formula di acqua e ammoniaca, prima di rivenderli nelle fumerie.
Attraversando senza sosta l’Africa dell’ovest, la droga ha finito per toccare le popolazioni di questi Paesi, aumentando considerevolmente il loro consumo di psicotropi. Incancrenite dalla miseria, le fumerie ivoriane sono le piu’ toccate dal flusso di eroina e di crack. Ma la droga, sempre piu’ accessibile e diversificata, si vende ovunque. Le statistiche dell’ufficio Onu contro le droghe e il crimine (UNODC) mostrano che il consumo della cocaina in Africa e’ raddoppiato tra il 2004 e il 2011. “C’e’ ormai un mercato per la cocaina, con l’emergenza, anche se lento e caotico, di una classe media che ha origine dai tassi di crescita relativamente elevati dell’ultimo decennio”, commenta Michel Gandilhon.
Mentre gli esperti si preoccupano per l’aumento del narcotraffico nell’ovest dell’Africa, temendo una destabilizzazione della regione che puo’ alimentare i gruppi jaidisti locali, un nuovo mercato e’ in piena espansione: il commercio delle metamfetamine. Da qualche anno, la Nigeria e’ diventata una zona di produzione di questa droga di sintesi che crea molta dipendenza. Tra il 2011 e il 2015, dieci laboratori clandestini di produzione di metamfetamina sono stati smantellati in Nigeria. La Costa d’Avorio, il Benin, il Gambia, il Ghana e il Mali, sono ugualmente sospettati di essere implicati nella produzione regionale. Esportata verso l’Europa, il Medio Oriente e l’Asia, questa sostanza e’ anche largamente consumata localmente nei Paesi dell’Africa dell’ovest, portando sempre piu’ dipendenza presso le popolazioni piu’ vulnerabili.

(articolo di Ghalia Kadiri, inviato speciale ad Abidjan, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 07/04/2017)
 
 
 
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