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Traffico droga tra America Latina ed Europa. Rapporto Ameripol
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Articolo di Redazione
2 ottobre 2013 10:38
 
L'Africa occidentale si e' trasformata, negli ultimi dieci anni, nella nuova rotta della cocaina prodotta in America Latina, per poi andare in Europa. La Spagna, per la sua vicinanza alle coste africane, si e' consolidata come una zona chiave per l'entrata della droga che si consuma nel continente. Questa e' la principale conclusione di un rapporto presentato a Bogota' dalla Comunidad de Policías de América, Ameripol, in collaborazione con la UE.
Ameripol fa sapere che il consolidamento della rotta africana “non deve essere sovradimensionato, poiche' in generale la maggior parte della cocaina che viene introdotta in Europa, e in particolare in Spagna, vi giunge via mare direttamente dal Sudamerica”. Diverse fonti di intelligence citate nel rapporto, considerano che per la rotta africana passi un 30% del totale della cocaina con l'Europa come destinazione finale.
Le autorita' europee devono focalizzare la loro attenzione sulle isole Canarie, perche' sono tra i piu' “importanti approdi per l'ingresso di cocaina” proveniente da Bolivia, Colombia, Peru' e Venezuela, diretta verso l'Africa. Il rapporto definisce l'occidente africano come “il magazzino dei narcotrafficanti”.
Citando i dati dell'Osservatorio europeo su droga e tossicodipendenze, Ameripol conferma che la Spagna e' il principale punto di entrata di cocaina e cannabis per tutto il continente. “E' nel contempo il Paese con il maggior livello di consumo nella UE”, dopo “Italia, Regno Unito e Germania”.
La “zona calda” di ingresso della droga in Africa, e' composta dal Burkina Faso, Capo Verde, Costa di Marfil, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal ,Sierra Leone e Togo, e i narcotrafficanti cambiano le loro strategie in funzione dei momenti politici convulsi che ci sono in questi Paesi, cosi' evitano che vi sia coinvolto il loro business.
Nel caso dei narcos colombiani, Ameripol rileva che hanno cinque rotte per introdurre la propria coca in Europa. Due di queste sono nuove, una e' quella del Canale di Suez, dove la droga arriva dal Sudafrica ed entra nel continente attraverso la Romania. L'altra e' quella dei Balcani che, procedendo sempre attraverso il Canale di Suez, continua attraverso Turchia, Romania, Bulgaria e Italia.
Le altre tre rotte, piu' tradizionali, e che continuano ad essere importanti per il narcotraffico, sono quella che passa dal mar dei Caraibi, Portogallo e approda in Spagna e che coinvolge il 40% della merce; l'altra e' quella che fa scalo in Capo Verde e Canarie e da qui va in tutta Europa; l'ultima e' la rotta africana, che utilizza come ponti i Paesi dell'Africa occidentale per giungere in Spagna e da qui in tutta Europa.
Il rapporto e' anche uno studio dettagliato della situazione del narcotraffico in Colombia, Brasile, Peru', Bolivia, Equador e Panama. Tra i dati piu' interessanti ci sono quelli che indicano Argentina, Venezuela e Brasile come primo ponte che viene usato dai narcos per distribuire la droga in Africa ed Europa.
Il Centroamerica e le isole del mar dei Caraibi sono utilizzati come luogo di appoggio e punto di distribuzione per arrivare poi in Usa.
In virtu' di queste informazioni, che dimostrano cio' che Ameripol chiama il “comportamento di globalizzazione delle organizzazioni delinquenziali”, il rapporto mette in risalto che la Spagna e' la nazione europea che ha sequestrato piu' droga, sottolineando come l'eccellente collaborazione tra le polizie dell'America e dell'Europa consente diversi sequestri alle frontiere dei Paesi produttori.
Ameripol conclude il suo rapporto evidenziando come sia molto difficile quantificare la droga che passa per l'Africa per poi giungere in Europa. Pero' dice che e' sicura che “ogni volta che ci sono nuovi mercati, nuove rotte, nuove organizzazioni delinquenziali che aumentano i loro soci, senza una cooperazione internazionale congiunta delle polizie non si potra' dare una risposta adeguata e ferma a questo fenomeno penale”.

(articolo di Elizabeth Reyes L, pubblicato sul quotidiano El Pais del 02/10/2013)
 
 
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