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Traffici droghe. Governo Marocco attacca le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla
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Articolo di Redazione
14 febbraio 2011 10:09
 
Ceuta e Melilla sono punti di riferimento del narcotraffico che circola dal Marocco in direzione Europa, e attraverso queste citta' transita l'eroina. Lo dicono due telegrammi (fonte WikiLeaks) dell'ambasciata Usa di Rabat risalenti al 30 ottobre 2009, che citano come fonte alcuni funzionari del governo marocchino.
Il tradizionale traffico di hashish prodotto in Marocco e' in declino, mentre aumenta quello della cocaina. Cartelli sudamericani depositano le loro merci in alcuni luoghi dell'Africa occidentale, con poca ricaduta nella popolazione locale perche' il costo di queste droghe e' troppo alto per poterle consumare in loco. Ben altri i benefici per i trafficanti, quando la merce viene consegnata in Europa. Ecco quindi le “porte” di Melilla e Ceuta, nonche' delle Canarie.
Secono il Marocco l'offerta di droga e' dovuta ai cattivi controlli alle frontiere al sud e all'est del Marocco stesso, a causa delle scarse attenzioni dei Paesi confinanti. Questo crea una vasta terra di nessuno in cui fioriscono i traffici illeciti. Si tratta di rotte attraverso Gao (Mali'), Bechar (Algeria) e Ujda (Marocco) con destinazione finale le enclavi di Melilla e Ceuta. Altro percorso quello che, provenendo dal Niger, utilizza il grande deserto algerino per giungere a Bechar, importante citta' del sudest di questo Paese, non lontano dalla frontiera col Marocco. La terza rotta procede da Mali', Mauritania e Sahara occidentale verso le Canarie. Nella zona di Agadir fanno base circa 1.500 imbarcazioni, e alcuni dei loro capitani sono disponibili a traghettare droghe.
L'invasione della cocaina e' relativamente recente. E' dal 2008 che i telegrammi Usa inviati dal Marocco segnalavano Ceuta e Melilla come punto di ingresso per la produzione marocchina di hashish, storicamente concentrata nelle montagne del Rif e sul Mediterraneo. Camion e auto la trasportano nelle due citta' spagnole poiche' i livelli di controllo sono molto piu' bassi che in altre citta' europee. Altra droga circola da Tangeri e poi lo stretto di Gibilterra.
Recenti documenti fanno sapere che il Marocco fa molti sforzi per ridurre l'offerta di hashish. Si parla di tattiche “aggressive” del Governo, tra cui la fumigazione o gli incendi dei campi, nonche' campagne di cambio di coltivazioni con olivi, fichi e carrube. Nonostante Rabat esalti i propri risultati per la riduzione della superficie coltivata a droga -dai 134.000 ettari del 2003 ai 52.000 del 2009- gli Usa considerano il Marocco come uno dei maggiori Paesi produttori di droga. La freddezza del linguaggio diplomatico ignora che le campagne di riduzione mettono in discussione la sopravvivenza della popolazione rurale interessata: l'Esecutivo marocchino, a fine 2009, stimava in 100.000 le persone locali coinvolte nella coltivazione della cannabis indica (da cui si ottiene l'hashish).
La segnalazione di Ceuta e Melilla, pero', contrasta con l'esistenza -dimostrata- di una flotta di potenti lance a Nador, porto marocchino a 14 chilometri da Melilla, usate nel corso degli anni per portare droga sulle coste andaluse. Poi, da quando la Spagna ha disseminato le proprie coste del sud di radar e sensori, l'approdo su queste coste e' sempre piu' difficile per le lance che partono da Nador che, di conseguenza, si dirigono verso Alicante, Ibiza, il delta del fiume Ebro fino a Marsiglia in Francia. Il primo telegramma Usa su cio' che accade a Nador, e' piu' recente (gennaio 2009) e fa riferimento agli arresti di decine di persone, la maggior parte poliziotti, gendarmi, militari e ufficiali della Marina, complici dei narcotrafficanti che usano queste imbarcazioni. Un altro telegramma Usa, in questo caso dall'ambasciata di Algeri, fa riferimento ai recenti spostamenti verso la costa algerina di parte del traffico di droghe che transita dal Marocco, e proprio in virtu' dei sistemi spagnoli di controllo.
L'ambasciata Usa di Rabat da' credito al Governo marocchino quando questo dice che “le medesime rotte terrestri e marittime descritte”, e le entrate dovute al commercio di droghe o al contrabbando di persone, “potrebbero essere utilizzate anche per finalita' terroristiche”. Nonostante Rabat non fornisca prove evidenti di queste ipotesi.
Nel marzo 2009, approfittando di un contatto dei consiglieri della rappresentanza diplomatica Usa a Madrid con il presidente della sezione penale dell'Audiencia Nacional, Javier Gòmez-Bermùdez, a quest'ultimo fu chiesto della possibilita' di attentati a Ceuta e Melilla. Il giudice ammise che questo avrebbe potuto accadere “un giorno”, ma che lo considerava improbabile grazie all'elevata presenza di forze di sicurezza. La risposta non convince gli interlocutori del giudice: gli risultava difficile credere che gli “jihadisti”, se volevano fare abbastanza danni, non avrebbero potuto fare attentati in queste citta' spagnole coinvolte con i copiosi traffici alle loro frontiere.

(articolo di Joaquìn Prieto, pubblicato sul quotidiano El Pais del 14/02/2011)
 
 
 
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