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Terremoti, tsunami, tornado. Il mondo ci crolla addosso, e noi li' a litigare col vicino?
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Articolo di Vincenzo Donvito
30 aprile 2011 10:16
 
Piu' di trecento morti e piu' di duemila feriti, al momento. Sono dati che arrivano dagli Usa sugli effetti devastanti dei tornado che da giorni stanno spazzando alcuni Stati meridionali, in particolare l'Alabama.
Se pensiamo a quando fenomeni atmosferici avvengono in posti disgraziati dal punto di vista strutturale, tipo Bangladesh, ci vengono i brividi perche' cio' possa accadere e con un cosi' tragico strascico di vittime. E poi c'e il Giappone, con tsunami e centrali atomiche e le migliaia di morti. E poi, e poi... l'elenco non finisce e non finira'.
Cio' che stupisce, rispetto agli Usa, e' che questo bilancio di vittime sia avvenuto in uno dei luoghi al mondo piuì' evoluti dal punto di vista strutturale, urbanistico e civico. Proprio come in Giappone. Ma se in quest'ultimo Paese sembra che proprio l'organizzazione infrastrutturale abbia evitato un peggio maggiore di quanto peggio ci sia stato (capitolo a parte la centrale nucleare), non si capisce perche' gli Usa siano stati cosi' gracili rispetto a fenomeni atmosferici conosciuti, preannunciati e diverse volte manifestatisi in passato.
Forse lo sapremo quando le cronache saranno solo di ricostruzione. Forse.
Ma oggi facciamoci una domanda: siamo sicuri che stiamo vivendo e organizzando la nostra vita in senso armonioso, o piuttosto stiamo solo continuando a fare salti nel buio, ignari dei danni dei salti fatti in precedenza e, soprattutto, non concentrandoci su quello che violentemente ogni giorno ci viene ricordato essere priorita'?
Faccio alcuni esempi andando a razzolare in cio' che mi sembra oggi piu' irrazionale e su cui vengono fatti grossi investimenti senza, tra l'altro, mai arrivare ad una soluzione se non, addirittura, peggiorare le situazioni.
Penso alle droghe illegali. Miliardi di dollari e di euro e di rubli e di yuan. E milioni di persone impegnate nella lotta. Dagli Usa alla Bolivia e alla Colombia, passando per il Messico, saltando in Africa per giungere nei laboratori europei nelle ex-repubbliche sovietiche, in Afghanistan, nel Triangolo d'oro, in Cina... e finendo nei mercati d'eccellenza come Usa, Europa ed Australia. Piu' di mezzo secolo di lotta dura con risultati opposti di quelli paventati e sistemi giudiziari intasati per gli spinelli dei ragazzi. A che serve questa lotta, in un mondo di droghe legali ovunque, dove le illegali sono piu' pericolose solo perche' illegali... a che serve se non a se stessa?
Penso alle migrazioni. Miliardi di dollari e di euro e di rubli e di yuan. E milioni di persone impegnate per contenerle, respingere, reprimere. Invece di organizzare il mondo nuovo che abbiamo avviato negli ultimi decenni grazie all'informazione a 360 gradi, sembra che gli Stati e i Governi abbiano fino ad oggi scherzato. Cosa si pensava potesse accadere in parte del mondo che ogni giorno vede, sente e prende atto di come alcuni modelli politici e sociali possono dare maggiore benessere rispetto ad altri? Che se ne stessero buoni a sopportare le proprie dittature e il proprio malessere? Allora non dovevamo far arrivare Internet e le immagini delle tv. Impossibile, ovviamente. E, per noi italiani, le vicende dei migranti albanesi alcuni anni fa, non ci hanno insegnato nulla: con le tv italiane che mostravano in quella terra malmessa il nostro benessere e loro che venivano in Italia e noi che li respingevamo... fino a che i nostri governati hanno capito che il fenomeno andava governato, anche in territorio d'Albania, ed oggi forse sono piu' gli albanesi che tornano dai loro cari che quelli che vengono in Italia. E non credo di azzardare che fra un po' questo Paese dovra' entrare a far parte della Ue.
E perche' questo no con Tunisia, Marocco, Egitto e, quando sara' piu' chiaro il contesto politico, Libia, Algeria, Siria, Giordania, Libano, etc. perche' no gli Stati Uniti Euromediterranei?
E per fare un salto oltre l'oceano, perche' gli Stati Uniti d'America non devono comprendere anche Messico, Honduras, Guatemala, San Salvador, Belize, Panama, etc.? Non era questo il sogno/progetto iniziale per cui si chiamavano d'America e non di “parte del nord America”?
Fantapolitica e fantaeconomia? Ora si', ovviamente. Ma conviene usare tante energie per mantenere gli attuali assetti quando il terreno sotto i piedi ci viene meno, a tutti, e quando dal cielo, dopo che lo abbiamo sforato andando fin sulla Luna, ci arriva ancora morte e distruzione? Tutti fenomeni conosciuti e in parte prevedibili, che diventano tragedie, piu' di quanto non lo siano in se', per il solo fatto che le energie che vi si dedicano non sono allo stato sufficienti. Siamo consapevoli che il nostro vicino con cui trovarsi d'accordo non e' piu' quello del pianerottolo?
 
 
 
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