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Lo strano caso di Jenna Bush
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Articolo 
8 giugno 2001 0:00
 
Jenna, una delle due gemelle del presidente americano George W. Bush, e' stata citata dalla polizia di Austin, in Texas, per aver usato un documento falso per procurarsi degli alcolici (lei e' solo diciannovenne). Niente di male. Sono cose che capitano. Anche se Jenna e' quanto meno recidiva, dato che aveva gia' commesso lo stesso reato nel '97. Ma non e' niente di cosi' anormale. E' nella media, nel costume di qualsiasi giovane americano, o di qualsiasi altro posto dove il limite per bere e' cosi' alto (21 anni). E' ovvio che l'amico ventunenne ti prenda da bere, o ti presti i documenti. Va da se'. Cio' che suona strano e' l'affermazione che fa Bush, sull'accaduto, attraverso il suo portavoce: "non e' una questione di governo. E' una questione privata e gli americani dovrebbero rispettarla". Certo che e' una questione privata! Ma allora le storie di ordinaria tossicodipendenza spicciola, leggasi consumo di cannabis trattato come crimine o malattia criminale? Cosa sono? Da come vengono trattate sembrano questioni di Stato. Ma forse non e' la stessa cosa. Chissa', infatti, cosa sarebbe successo se la figlia del presidente Usa, anziche' ordinare un "margarita" seduta in un ristorante messicano, mostrando un documento falso, avesse rispettato la legge texana sugli alcolici e si fosse fatta una canna, come buona parte dei suoi coetanei. Forse, nessuno lo avrebbe mai saputo. Perche' non esiste limite di eta' per potersi procurare un po' di "fumo", e non c'e' nessun bisogno di esibire un documento falso allo spacciatore.
 
 
 
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