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Storie di guerra alla droga: in Messico l'esercito è fuori controllo
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Articolo di Redazione
12 ottobre 2009 11:29
 
Un alto funzionario per i diritti umani ha criticato il coinvolgimento dell'esercito nella guerra alla droga nello Stato del Chihuahua, spiegando che i soldati stessi sono colpevoli di diverse violenze.
Gustavo de la Rosa Hickerson, l'ombudsman della Commissione per i diritti umani dello Stato del Chihuahua, ha detto di aver esaminato almeno 170 casi in cui i soldati messicani hanno estorto, rapito, torturato, picchiato o ucciso persone innocenti.
Nessuno di questi casi, ha detto, è stato preso in considerazione dal Governo messicano.
Il portavoce dell'operazione congiunta antinarcos nel Chihuahua, Enrique Torres, ha negato le accuse e ha detto che le forze armate sono disposte a collaborare con le autorità per approfondire le accuse di abusi da parte dei soldati.
L'operazione, mirata ad un cartello della droga, ha provocato più di 1.700 morti nel 2009. Vede coinvolti circa 7.000 soldati e agenti di polizia federali schierati a Juárez.
In precedenti dichiarazioni, i rappresentanti dell'esercito messicano hanno detto che la colpa non può ricadere sui soldati, ma sui criminali che si spacciano per soldati con false divise rubate.
Ma Hickerson ha detto che ci sono numerose prove contro soldati colpevoli di innumerevoli delitti.
Hickerson, insieme al procuratore di El Paso County, ha detto che il governo messicano dovrebbe essere ritenuto responsabile per la mancata incriminazione dei soldati che commettono reati.
In attesa, è solo la Commissione sui diritti umani del Chijuajua che ha avviato un'indagine. Fra i maggiori colpevoli ci sarebbero i tribunali militari. "Nei 170 casi che abbiamo denunciato, i pubblici ministeri di Mazatlan non ne hanno perseguito nessuno", ha detto Hickerson.
In un caso, un soldato ha ucciso un uomo mentre i suoi colleghi avevano imprigionato moglie e figlio, ha spiegato Hickerson. Dopo aver ucciso il marito, il soldato si è avvicinato alla moglie che aveva in braccio figlio e ha ucciso il bimbo.
Hickerson, che ha lavorato per la Commissione per quattro anni ed è da sempre un attivista per i diritti umani, ha spiegato che all'inizio dell'inchiesta gli fu ordinato di farla finita da un suo superiore. La sua indagine ha attirato minacce di morte dirette ai membri della Commissione, e dei loro familiari e amici.
 
 
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