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Prevenzione droghe. L'Ungheria ha scelto le maniere 'forti'
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Articolo di Redazione
28 dicembre 2014 16:23
 
In via Magdolna, nel cuore dell'8o arrondissment di Budapest, l'unita' antiterrorismo TEK ha condotto, dallo scorso mese di ottobre, una operazione “muscolosa”, arrestando una decina di spacciatori, Durante il regime comunista, questo quartiere operaio era stato lasciato all'abbandono, punito per essere stato uno dei focolai dell'insurrezione del 1956. Dopo venti anni, delle famiglie povere si sono installate nelle case piu' antiche.
Cosi' come i drogati, anche gli indigenti contribuiscono all'immagine che il Sindaco di questo 8o arrondissement. Maté Kocsis, cerca di dare di questo quartiere ben impiantato nella capitale. Alcuni lavori sono in corso in alcuni immobili decadenti che la municipalita' guidata dal Fidenz (destra nazionalista) sta facendo fare grazie a fondi dell'Unione Europea.
Dal 2010 il Sindaco ha dichiarato guerra ai clochard, ormai passibili di prigione se dormono in luoghi pubblici. A 33 anni, Kocsis e' un uomo influente. E' presidente della commissione parlamentare su difesa e sicurezza, ed e' il portavoce del Fidesz.
“Peste del XXI secolo”
La sua ultima proposta di legge ha creato polemica ed attirato l'attenzione ben oltre le frontiere dell'Ungheria: obbligare di fatto i giovani da 12 a 18 anni ad un test annuale per rilevare l'eventuale consumo di droga. Il Fidesz, che controlla i due terzi del Parlamento, sostiene questo controverso testo.
“Chi si oppone ai test sulla droga difende le droghe”, ha detto il capo del gruppo parlamentare Fidesz, Antal Rogan. Kocsis vorrebbe anche estendere i test alle personalita' politiche ed ai giornalisti, un'idea che la maggior parte dei giuristi reputa inapplicabile. Ma un sondaggio, pubblicato a meta' dicembre, indica che il 57% degli ungheresi e' favorevole ai test, e che circa i due terzi ritiene ancora troppo lassista la legislazione sugli stupefacenti che la destra aveva indurito nel 2012, soprattutto tagliando i fondi per la prevenzione.
Dopo la rielezione del suo partito alle legislative dello scorso aprile, Maté Kocsis ha attaccato l'ONG Blue Point, specializzata nell'accoglienza dei drogati e che nel suo arrondissemnt ha fatto degli incontri tra tossicodipendenti perche' chi volesse potesse scambiare siringhe usate con siringhe nuove. Circa 1.500 tossicodipendenti frequentavano i locali di Blue Point, fino a quando, a meta' agosto, li hanno fatti chiudere. “Il nostro affitto e' stato aumentato dal Comune in modo enorme”, dice Roland Gyekiss, animatore del centro. E Kocsis ci ha accusato di attirare tossicodipendenti da altri quartieri, in violazione dei nostri permessi. E sosteneva che le strade erano piene di siringhe, che e' falso”.
Questo approccio repressivo sulla tossicodipendenza si e' diffuso da quando la poverta' sta rodendo le zone agricole, dove il consumo di droghe si sta molto espandendo. “Io la chiamo la peste del XII secolo, dice Gyula Horvart, capo della comunita' rom di Domony, 2.000 abitanti a 40 Km dalla capitale. Questo uomo solido, incontrato in un cantiere di Budapest dove guadagna 4.500 fiorini (14,50 euro) per dieci ore di lavoro, manifesta il suo disappunto dopo che ha visto gli adolescenti del suo quartiere consumare ogni tipo di stupefacente. “La miseria si diffonde talmente presso i Rom -dice- che non ha mai visto un tale nulla, una tale disperazione. La droga sta creando degli zombie”.
Nelle campagne
Un numero crescente di Rom consuma droghe con effetti devastanti: la “musica” che danno a chi se le inietta, con potenti effetti allucinogeni visivi a auditivi. Il loro potere di dipendenza e' tale che chi le usa ha bisogno di dieci o quindici buchi al giorno. Non si sa quanta gente ne faccia uso”. “Non abbiamo nessuna possibilita' di condurre uno studio serio per mancanza di mezzi finanziari. Il budget attuale e' il 10% di quello di cui disponevamo”, dice Akos Topolanszky, che dal 1999 al 2003 e' stato Segretario di Stato, vice-coordinatore per la prevenzione antidroga. La sola certezza, per questo esperto, e' che c'e' un aumento drammatico del numero di tossicodipendenti in Ungheria, e che il fenomeno e' gravissimo nelle campagne, dove non esiste nessun servizio specializzato. Dopo aver visitato in autunno delle regioni diseredate, e' rimasto colpito dall'enorme numero di droghe consumate per via endovenosa: “questo avra' delle dure conseguenze sulla salute pubblica”.
Il partito ecologista LMP (Lehet Mas a Politika, “un'altra politica e' possibile”), ha calcolato che i test annuali “volontari” voluti dalla maggioranza di destra, costeranno 13,6 milioni di euro, quanto il budget pubblico prevede per aiutare gli indigenti in tutta l'Ungheria. Il ministro delle Capacita' Umane (che comprende sanita', educazione e cultura), precisa al quotidiano Le Monde che nel 2013, “29 organizzazione che erano impegnate per lo scambio di siringhe operavano in 20 citta' ungheresi”, e che “spera vivamente” che una ventina di programmi di prevenzione possano presto prendere il via nelle scuole.

(articolo di Joelle Stolz, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 28/12/2014)
 
 
 
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