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'Pablo Escobar. Mio padre'. Presentato il libro del figlio del narcotrafficante colombiano
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Articolo di Redazione
8 novembre 2014 18:14
 
 A nove anni, Juan Pablo Escobar Henao, aveva ricevuto da suo padre, il narcotrafficante piu' famoso del mondo, la sua prima lezione sulla droga. Gli racconto' che lui le aveva consumate tutte tranne l'eroina, pero' lo scoraggio' a consumarle, cosi' come a seguire i suoi passi.
“Mio padre non e' un personaggio che debba essere imitato. A noi non ci ha fatto vedere il percorso che dovevamo percorrere nella societa', perche' si trattava del percorso che porta all'autodistruzione, alla perdita dei valori e dove la vita non ha nessuna importanza”, assicura il figlio dell'ormai morto capo del cartello di Medellin in una intervista con l'agenzia stampa France Presse (AFP) per lanciare il suo libro “Pablo Escobar. Mio padre” ("Pablo Escobar. Mi padre").
A 37 anni ha deciso di raccontare la storia dell'uomo che accumulo' una fortuna gigantesca con il traffico di cocaina verso gli Usa durante gli anni 1980 e scateno' una sanguinosa guerra con lo Stato colombiano per evitare la sua estradizione verso quel Paese.
“Io ho l'inconsueto privilegio di esser figlio di Pablo Escobar. Per me e' stato un grande padre. Ho migliaia di lettere che mi scrisse dandomi consigli, (...) incitandomi ad educarmi, perche' potessi diventare una persona per bene, perche' mi tenessi fuori delle droghe”, dice. “Mio padre minacciava i suoi impiegati di morte se fumavano uno spinello di marijuana davanti a me”.
Ma nonostante tutto, Escobar Henao ammette che suo padre fu un sequestratore, un terrorista ed un assassino. “Non posso negare l'evidenza”, dice con un particolare desiderio perché per suo padre non ci si sia stata “una versione meno letale”.
“Avrebbe potuto trasformarmi in Pablo Escobar 2.0, ma mi ha trasformato nell'architetto, nel disegnatore, nel conferenziere e ora nello scrittore Sebastian Marroquin”, dice facendo riferimento al nome che decise di utilizzare durante il proprio esilio in Argentina con sua madre e sua sorella dopo la morte del capo il 2 dicembre 1993.
“Ho avuto migliaia di occasioni per cominciare con gli affari illegali. Ma ho sempre detto di no a queste possibilita' perche' ho appreso la lezione sul narcotraffico” (…) un business molto lucrativo e molto buono, ma che finisce col distruggerti”.
Pablo Escobar, all'epoca il settimo uomo piu' ricco al mondo, ha ispirato libri, film, telenovelas e anche una serie di cartoni animati. Ma secondo suo figlio, questa e' la prima volta che si racconta realmente la verita' su di lui.
Hescobar Henao sostiene, per esempio, che suo padre non fu ucciso in una casa di Medellin, ma che si suicido' con un colpo d'arma da fuoco nell'occhio destro. “Non ho dubbi”, che aveva pianificato la propria morte -dice- facendo presente che lo dice perche' ha dei riscontri e non l'intenzione di mostrarlo come “eroe o martire”.
Inoltre racconta del tradimento di suo zio, Roberto Escobar, informatore della DEA, e di tutta la sua famiglia paterna, e ricorda che non c'e' stata una prova del collegamento dell'ex-presidente del Peru' Alberto Fujimori con suo padre in cambio di benefici per andare a risiedere in Usa.
“Ha preferito morire con la dignita' intatta piuttosto che aderire ad una impresa criminale e di complotto contro un governo che aveva disconosciuto in assoluto qualunque tipo di rapporto con mio padre”.
Fa inoltre presente che nulla e' stato lasciato loro della immensa fortuna che Escobar aveva quando e' morto, perche' i suoi nemici, “che includevano quelli che in passato erano stati suoi amici”, la reclamarono come “bottino di guerra”. "Siamo stati rapinati di tutti i beni, e capisco perche' questo possa essere accaduto”, perche' “di li' a poco avremmo potuto ricominciare”.
E' da diverso tempo che Escobar Heano fa vedere l'altra parte del danno fatto da suo padre. Nel 2009 chiese perdono alle vittime della violenza del narcotraffico nel documentario "I peccati di mio padre”, dove chiede di riconciliarsi con i figli di Luis Carlos Galàn e Rodrigo Lara Bonilla, principali vittime politiche tra le migliaia causate da Escobar.
I ricavati del libro saranno devoluti a suo figlio e alla sua famiglia, oltre che, in forma anonima, a “opere di carita' in Colombia”.
“Non ci si possono levare le colpe senza contribuire al benessere del Paese, per quanto si possa farlo”.

(articolo di Alina Dieste per l'agenzia AFP – France Press del 08/11/2014)
 
 
 
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