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Un 'Narconegro' sull'Adriatico?
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Articolo di Vincenzo Donvito
21 maggio 2010 13:36
 
E' un piccolo Stato di appena 700.000 abitanti: una natura quasi intatta, paesaggi mozza fiato, un litorale molto frequentato dal jet-set internazionale. Il Montenegro, Crna Gora in serbo-croato (la montagna nera), e' dal 2006 un Paese indipendente dalla Serbia, la moneta ufficiale e' l'euro ed aspira a far parte dell'Ue da quando nel 2008 ne ha fatto domanda di adesione e, come scrive la sua ambasciatrice a Parigi Milica Pejanovic-Durisic sul sito Euractiv, vi entrera' subito dopo la Croazia.
Ma questo quadro quasi idilliaco ha anche un'altra faccia: traffici di tutti i tipi, presunta corruzione e nepotismo ai piu' alti livelli, collusione con la delinquenza organizzata. Sempre la nostra ambasciatrice in Francia precisa che si tratta di un fenomeno che e' diffuso in tutta la regione e che il Montenegro coopera con gli organismi internazionali per combatterlo.
Non la pensa cosi', pero', la stampa indipendente su cui si possono leggere le opinioni dell'opposizione, soprattutto Nebojsa Medojevic, che accusa il primo ministro Milo Djukanovic, al potere da venti anni, di aver tollerato e profittato dei traffici delle mafie internazionali. Il settimanale di Podgorica (capitale del Montenegro), Monitor, va anche oltre: i suoi giornalisti chiedono le dimissioni del primo ministro in seguito alla pubblicazione di diversi articoli in cui lo accusano di aver trasformato il Paese in “Narconegro”.
Le accuse nascono dalle condanne che il tribunale di Belgrado ha inflitto a Darko Saric e alla sua mafia conosciuta col nome “Amerika”: traffico di stupefacenti in grande stile con provenienza America Latina e riciclaggio di denaro. Secondo diverse fonti il Montenegro sarebbe la porta d'ingresso per questa mercanzia e avrebbe il placet delle autorita' che avrebbero un 30% di benefici da questi traffici. Le autorita' di Podgorica e l'équipe presidenziale hanno reagito tacciando queste accuse come un attacco della Serbia per denigrare il suo vecchio partner e come un attacco contro lo Stato montenegrino. Darko Saric e la sua famiglia hanno anche diversi affari legali rapporti con banche, istituzioni, porti e altri Comuni del Montenegro.
Le medesime accuse alla famiglia di Darko Saric, pero', vengono fatte anche in Serbia, dove un'associazione di giornalisti ha pubblicato un quadro dell'impero economico di questa famiglia. La rivista Monitor ricorda come Darko Saric, originario di una piccolo borgo montenegrino, Pljevlja, ha un passaporto serbo, ha potuto usufruire di diverse complicita' locali quando e' evaso di prigione: lo stesso Sindaco del suo paesino d'origine ha detto che anche se lui fosse al corrente dove Darko Saric si nasconde, non denuncerebbe mai un suo compaesano. Secondo il ministro serbo della Giustizia, Slobodan Homen, il clan di Saric ha un giro d'affari annuale intorno ad un miliardo di Usd (il doppio secondo la stampa serba).
In seguito al lancio di un'offensiva contro i trafficanti serbo-montenegrini di droghe, la sicurezza del ministro della Giustizia e quella del presidente serbo Boris Tadic, e' molto piu' curata: sono diverse le minacce di morte che sono giunte loro e i servizi segreti le reputano credibili.
Secondo la giustizia italiana, che nell'operazione "Amerika" si e' occupata delle ramificazioni in Italia delle mafie balcaniche, i canali che negli anni '90 servivano per il contrabbando di sigarette, e che avevano come punto di riferimento il Montenegro, sono stati semplicmente messi a disposizione per il traffico di cocaina ed eroina verso l'Europa. La rivista Monitor sostiene di essere in possesso di informazioni dei servizi segreti occidentali, soprattutto intercettazioni telefoniche di appartenenti al clan Saric, che la dicono lunga sulla complicita' del governo del Montenegro con questi traffici.
 
 
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