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Narcoguerra messicana. Vietate le narcocorridos. La loro cultura
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Articolo di Redazione
14 marzo 2015 11:50
 
Ci sono poche cose piu' simili ad un proiettile. Rapida, corta e, molte volte, sanguinaria, la narcocorrido, la musica canaglia che glorifica le scorribande dei narcos, ha nel nord del Messico la sua terra promessa. Con le sue rime feroci, il suo maschilismo con i peli del torace e il suo amore per tutto cio' che e' torbido, questo genere nato dal fango delle periferie trionfa nelle strade; i suoi ritmi di otto sillabe ronzano in qualunque taxi, i suoi ritmi orecchiabili inondano mercati e feste; gruppi come “Los Tigres del Norte” aggregano molte persone. Ma la polvere da sparo dei suoi testi nasconde male le orecchie di molte delle vittime dei narcos. L'elogio del sicario e' la sua ode al crimine. C'e' chi le vede come un'arma pericolosa, e preferisce proibire i suoi concerti perche' sarebbero una violazione della sicurezza e dell'ordine. Cosi' e' stato nella citta di Chihuahua (850.000 abitanti) nel nord del Messico, dove il Comune ha approvato un divieto che sanziona con l'arresto di 36 ore e una multa di 20.000 dollari chiunque canti le narcocorridos in un pubblico evento. Per questa popolazione, capitale di uno Stato che e' al vertice con lo Stato di Guerrero e del Messico per gli omicidi, questi cantanti sono diventati fuorilegge.
“Il nostro obiettivo e' evitare l'apologia del crimine. Intendiamo garantire che gli eventi pubblici contribuiscano a diffondere la cultura in un clima sano e positivo” dice un comunicato del Comune. Il Sindaco, Javer Garfio del PRI, principale promotore di questa iniziativa, per giustificarsi dice: “Stiamo facendo tutto il possibile per evitare quelle condizioni di insicurezza che siamo vivendo da anni”.
Non e' la prima volta che si cerca di mettere le catene a queste ballate. Nel 2011, il governatore di Sianaloa, lo Stato dove agiva il cartello di Joaquin Guzman Loera, El Chapo, il maggiore narcotrafficante del pianeta, approvo' una modifica della legge sugli alcolici per permettere che si ritirasse la licenza di vendita delle bevande alcoliche a chi diffondeva le narcocorridos. Dopo due anni di divieto, La Suprema Corte di Giustizia annullo l'ordinanza, non perche' la valutata un attentato contro la liberta' di espressione, ma per un problema formale: si trattava di un provvedimento di morale pubblica, ed era competenza dei Sindaci, non dei Governatori.
Odiato dalle autorita' locali, ma rispettato da scrittori e poeti, questo genere, di parole aspre e imbevute di sangue, ha sviluppato un dibattito sui limiti dell'arte. Per alcuni difensori si tratta dello specchio di una societa' convulsa e disperata, che si rivolge alla morte con delle canzoni, la bellezza che si incontra nelle misere periferie. Autori come Arturo Perez Reverte e Elmer Mendoza hanno respinto la loro criminalizzazione. Il presidente del Consejo Nacional para la Cultura y las Artes e' intervenuto in merito per ricordare che le narcocorridos sono parte di una realta' sociale che difficilmente sparira' con il divieto dei suoi cantori.
Un argomento simile e' stato usato dagli stessi gruppi musicali. Gruppi mitici come “Los Tucanes de Tijuana”, che comunque ammettono la brutalita' di certe frasi, hanno sempre sostenuto che la musica non e' responsabile della violenza. “Noi non abbiamo colpa del fatto che il Paese sia com'e', facciamo intrattenimento, nostra intenzione e' sempre stata quella di compiacere il pubblico”, hanno detto quanto il Governatore di Sinaloa aveva loro proibito di esibirsi in bar e sale di feste.
In un universo divorato dalla violenza, i gruppi musicali delle narcocoridos sono diventati essi stessi parte delle leggende che cantano. Per odio, per vendetta o per errore, in meno di dieci anni sono morti una decina di musicisti. La bella Zayda Pena la uccisero in Matamoros (Taumalipas) in una stanza di ospedale dove si stava riprendendo dopo un attentato; il famoso Sergio Vega, El Shaka, fu impallinato con cinque colpi piu' uno di grazia mentre guidava in pigiama la sua Cadillac rossa attraverso Sinaloa; l'ultimo famoso assassinato, Tomas Tovar Rascon, piu' conosciuto come Tito Torbellino, fu ucciso a maggio mentre mangiava spaghetti in un ristorante nella parte orientale di Ciudad Obregon (Sonora). La lista dei musicisti messi in silenzio dal piombo, e' larga. E come tutte le nefandezze dei narcos, la loro caduta ha alimentato i contenuti di nuove corridos. La morte in Messico canta se stessa.

Qui una famosa canzone dei Los Trigres del Norte

(articolo di Jan Martinez Ahrens, pubblicato sul quotidiano El Pais del 14/03/2015)
 
 
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