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Ministro peruviano della Difesa: il Venezuela corridoio del narcotraffico
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Articolo di Pietro Yates Moretti
19 marzo 2010 9:17
 
  Il ministro della difesa del Perù Rafael Rey è venuto in Europa per difendere il buon nome del suo ministero, dopo che la Commissione della Verità e della Riconciliazione, preposta a indagare sui crimini commessi durante la lotta al gruppo armato di Sendero Luminoso, ha attribuito all'Esercito peruviano 22.000 delle circa 70.000 vittime del conflitto. "[La relazione della commissione] contiene esagerazioni”, dice il ministro. “Dovremmo essere grati per gli sforzi che hanno fatto le forze armate contro il terrorismo".
In una intervista al quotidiano spagnolo El Pais, il ministro ha sottolineato come il Perù sia diventato nell'ultimo decennio uno dei “miracoli economici" dell'America Latina. Il tasso di povertà in nove anni è diminuito dal 54% al 34%, e il prodotto interno lordo è aumentato del 5% secondo le stime delle agenzie internazionali.
Tuttavia, riconosce che le ferite subite dal popolo peruviano a causa del conflitto contro il narco-terrorismo non sono ancora completamente rimarginate. Insiste sul fatto che la relazione della commissione non fa distinzione tra vittime civili innocenti e coloro che sono morti perché coinvolti nel conflitto. E per questo ci sono circa 300 membri dell'esercito accusati di crimini contro l'umanità. Ma cosa ancora più importante, a suo parere, è sapere che alcune bande armate legate a Sendero ancora operanti in Perù hanno contatti con gruppi terroristici come le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Un'alleanza che, secondo Rey, è basata su accordi relativi al traffico di droga nella regione, accordi che producono circa 1.000 tonnellate di cocaina all'anno secondo le stime dell'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC).
Alla domanda se Sendero Luminoso sia ancora una minaccia per il Perù, il ministro risponde: “Non per la democrazia o la legge, ma per le autorità e gli abitanti delle zone in cui operano. Anche se non attaccano i civili, ora i suoi attacchi sono limitati al personale di polizia e forze armate. In particolare, contro coloro che lottano contro il traffico di droga”.
Il ministro propone anche un'analisi sul perché sempre di più il terrorismo si stia alleando con il narcotraffico. “C'è una simbiosi tra ciò che perseguono il narcotrafficante e il terrorista. Vi è un nemico comune, lo Stato, da cui ottenere i fondi. La lotta contro l'eversione è legata alla lotta contro il traffico di droga”. Rey spiega che gruppi sovversivi come le FARC offrono protezione delle coltivazioni e garantiscono il trasporto di sostanze illegali. E accusa il Venezuela: “Si sospetta che il Venezuela sia diventato un corridoio per il traffico di droga in America Centrale”.
Per il ministro, gli Stati Uniti sono indispensabili nella lotta al narcotraffico, in quanto è impossibile vincere questa guerra se la domanda continua a crescere nei Paesi consumatori di sostanze illegali. Contrariamente alla Colombia e al Messico, che hanno accettato aiuti militari dagli Usa, il Perù è convinto di poter vincere la guerra con le proprie forze. “Le nostre forze sono ben addestrate e sapranno risolvere il problema. … La presenza militare [degli Usa] nel nostro territorio non è necessaria”. Ma come già i Governi colombiano e messicano, anche il Perù non disdegnerebbe aiuti economici da parte degli Stati Uniti da investire in armamenti più efficienti contro il narcotraffico. E a chi fa notare che questo sembra contraddire i proclami del presidente peruviano Alan Garcìa sulla necessità di disarmare l'America Latina, Rey risponde: “Le armi necessarie contro il narco-terrorismo non sono quelle [di cui parla Garcìa]. Sono armi di protezione, non di attacco”.
 
 
 
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