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Lotta alla droga. La Colombia chiede autonomia decisionale
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Articolo di Redazione
9 maggio 2015 16:06
 
Gli incontri che il Governo, in testa il ministro della Giustizia, ha fatto in Usa per promuovere il dibattito sulla politica delle droghe, avevano come messaggio di fondo il fatto che il Paese ricerca indipendenza per ridisegnare le proprie strategie in questa materia. Nelle sessione preparatorie dell'Assemblea Generale dell'ONU del 2016, e durante Il Dialogo Interamericano sulle droghe, il ministro Yesid Reyes ha fatto notare che se la lotta contro le droghe ha dato risultati positivi, esiste la necessita' che questa sia aggiornata facendo riferimento ai nuovi metodi del crimine e, soprattutto, a fronte della realta' di ogni specifico Paese. Per le modifiche suggerite, non ha solo parlato di affrontare il problema con politiche di salute pubblica -che e' quanto si dibatte da un paio di anni in Colombia e negli ambiti internazionali- ma anche che si discuta sulle alternative penali per gli anelli deboli della catena del narcotraffico, come, per esempio, i cosiddetti “muli” o “corrieri umani”. Il ministro della Giustizia ha evidenziato due punti che, secondo lui, dovranno far parte di un nuovo approccio alla lotta contro le droghe. Il primo, nonche' il piu' sensibile, e' la maggiore autonomia che ogni Paese deve avere. “Riconoscere margini ampi di autonomia agli Stati per la formulazione e applicazione di politiche consoni alle proprie realta', nazionali e locali”. Esperti come Daniel Mejia, direttore del Centro Studi sulla Sicurezza e Droghe dell'Universita' delle Ande, sono d'accordo che questo debba essere il percorso che deve seguire la Colombia per modificare l'attuale politica sulla droga, e che necessariamente prendera' il via con una decisione sull'uso del glisofato nell'aspersione delle coltivazioni illecite. “Priorita' per il ministro a partire dalle decisioni da prendere sul glisofato. Non dobbiamo chiedere il permesso agli Stati Uniti, ne' seguire strategie che risultino troppo costose per il Paese”, ha detto Mejia. Questa indipendenza che reclama la Colombia si evidenzia anche nel chiedere di “rivedere i sistemi di classificazione e riclassificazione delle sostanze”. Secondo fonti del Governo, alcun studi sugli stupefacenti hanno fatto sapere che le reti criminali stanno utilizzano sostanze per la produzione di droghe sintetiche che non sono sotto controllo o legali, e che invece vi devono essere incluse. Una situazione che sta creando difficolta' nel controllo della situazione interna. Finalmente il Governo ha fatto un passo all'ONU, sostenendo di essere il Paese che ha creato alternative penali per i cosiddetti muli e le persone con problemi di tossicodipendenza. “Mezzi alternativi al carcere per reati minori relazionati con le droghe”, ha indicato il ministro. L'altro punto e' che si scarti la pena di morte per i muli e i corrieri umani. Queste condanne sono in vigore soprattutto in Cina. In un altro incontro nella Comisión Interamericana para el Control del Abuso de Drogas de la OEA (Cicad), la Colombia ha presentato uno studio con le alternative che potrebbero essere adottate, come tribunali specifici sui modelli in vigore in Usa, Canada e Regno Unito. Aperto il dibattito con gli Usa, si apre la strada perche' in Colombia si comincino a vedere le modifiche nella politica antidroghe.

(articolo pubblicato sul quotidiano El Tiempo di Bogota' del 09/05/2015)

 
 
 
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