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Legalizzazione delle droghe in Messico, Washington ci ripensa
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Articolo di Redazione
5 ottobre 2009 12:57
 
Washington sta monitorando con attenzione la recente depenalizzazione delle droghe in Messico, pur ritenendo questa iniziativa uno strumento utile nella lotta contro i cartelli della droga. Lo hanno dichiarato due alti funzionari Usa.
Il presidente messicano Felipe Calderon ha firmato il mese scorso una legge per legalizzare il possesso di piccole quantità di marijuana, eroina, oppio, cocaina, metanfetamine e LSD per uso personale, tre anni dopo che il Messico aveva abbandonato una analoga iniziativa su pressione dell'amministrazione Bush.
Più di 13.000 persone sono morte nella guerra alla droga in Messico dalla fine del 2006. L'escalation del conflitto sembra avere spinto gli Stati Uniti verso un sostegno silenzioso della depenalizzazione delle droghe, nonostante le leggi federali statunitensi siano proibizioniste.
"Avremo un atteggiamento vigile. E' chiaramente compito del governo del Messico passare queste leggi," ha spiegato a Reuters lo zar antidroga degli Stati Uniti Gil Kerlikowske nel corso di un incontro a Monterrey.
Le autorità messicane sostengono che la nuova legge permetterà loro di concentrarsi sui principali cartelli criminali, che esportano miliardi di dollari di stupefacenti negli Stati Uniti. Schiacciare i cartelli, che si armano con armi di contrabbando provenienti dagli Stati Uniti e uccidono i proprio rivali per le strade della città in pieno giorno, è diventato un importante test di credibilità per la presidenza Calderon, in quanto la violenza preoccupa sempre più gli investitori.
"Il presidente Calderon ha sfidato (i cartelli della droga) ... usando le risorse limitate della legge e delle forze di polizia, ivi compresa l'inasprimento delle leggi contro gli spacciatori di droga. E questo è qualcosa che l'amministrazione Obama apprezza", ha spiegato lo zar statunitense del confine con il Messico Alan Bersin.

Questo sostegno silenzioso sembra segnare un cambiamento di strategia di Washington nella guerra alla droga. Nel 2006, il Messico era a un passo dall'adozione di riforme simili a quelle che sono entrate in vigore il 21 agosto scorso. Ma il presidente George W. Bush ha spinto l'allora presidente messicano Vicente Fox a porre il veto a una legge che il suo stesso partito aveva scritto e aveva sostenuto.
Kerlikowske ha detto di dubitare che la nuova legge possa incentivare il turismo della droga - cittadini americani che vanno in Messico a drogarsi legalmente - perché è ancora difficile e pericoloso acquistare sostanze stupefacenti da spacciatori per le strade del Messico.
Alla domanda se Washington possa imparare qualcosa dal Messico e legalizzare il possesso di piccole quantità di droghe pesanti come l'eroina, Kerlikowske ha risposto: "Non è un tema che è mai stato discusso in alcuna circostanza".
Molte associazioni Usa per la riforma delle politiche sulla droga sperano che legge messicana possa contribuire a stimolare un cambiamento a casa, dove il presidente Barack Obama ha adottato un approccio meno repressivo nei confronti dei 35 milioni di consumatori americani di droghe illegali.
Obama, che ha confessato il consumo giovanile di marijuana e cocaina nella sua autobiografia, ha chiesto al Congresso di eliminare la disparità di condanne tra cocaina in polvere e crack cocaine (quest'ultima usata più spesso dalle minoranze afroamericane). Inoltre la FBI, su ordine presidenziale, non ha più fatto razzia tra le strutture autorizzate da leggi dei singoli Stati a distribuire cannabis per scopi medici.
 
 
 
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