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Ecstasy autorizzato a scopi terapeutici in Usa
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Articolo di Redazione
17 dicembre 2016 15:47
 
 Tony Macie aveva provato di tutto, al punto di diventre dipendente ai farmaci che gli prescriveva il proprio medico per sopportare la sindrome da stress post-traumatico (PTSD) che aveva in seguito alle sue missioni in Iraq. Fino al giorno in cui questo veterano americano ha scoperto l'ecstasy. Questa droga piu' diffusa per strada che negli studi medici ha cambiato la sua vita. Come quella di un centinaio di pazienti che, come lui, hanno partecipato ad un programma sperimentale utilizzando la MDMA (il nome scientifico).
Accoppiato a sessioni di psicoterapia, il trattamento lanciato dalla Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies, un'organizzazione senza scopo di lucro che promette l'uso terapeutico di droghe come LSD o marijuana, ha soprattutto convinto le autorita' sanitarie americane. La potente Food and Drug administration (FDA) ha autorizzato l'associazione a lanciare una nuova fase di sperimentazione. Destinata questa volta a diverse centinaia di pazienti, partira' nel 2017. Il via libera e' l'ultima tappa per la immissione sul mercato dell'ecstasy per il trattamento dei PTSD e altri tipi di depressione. Questa anfetamina, che agisce come stimolante sul sistema nervoso, potrebbe arrivare nel 2021 in farmacia. In Usa e' stata dichiarata illegale alla meta' degli anni 1980, mentre cominciava a diffondersi nei locali notturni.
Secondo lo studio che ha convinto la FDA, dopo dodici settimane di psicoterapia e tre somministrazioni di ecstasy sotto controllo medico, piu' di due terzi dei pazienti non presentavano piu' alcun segno di PTSD, anche a lungo termine. Negli incontri coi medici, i pazienti -veterani ma anche ex-pompieri, poliziotti e vittime di abusi sessuali- spiegano che la droga non solo li ha aiutati a venir fuori da ricordi dolorosi, ma che ha contribuito a curare la loro dipendenza dall'alcool e da altri farmaci. I trattamenti dovranno essere sviluppati per trattare i casi di autismo o la depressione legata alle malattie incurabili.
“Se questo risultati saranno confermati, sara' un progresso”, ha riconosciuto sul The New York Times Charles R.Marmar, psichiatra specialista di malattie di sofferenza da stress post-traumatico, estraneo alla sperimentazione. “Perche' le nostre migliaia di terapie di oggi non sono di aiuto per il 30-40% di nostri pazienti”. La salute mentale degli ex-soldati rientrati dall'Iraq o dall'Afghanistan con turbe psichiche, preoccupa da diversi anni i poteri pubblici americani. Oltre i trattamenti classici a base di antidepressivi e di psicoterapie, il ricorso alla marijuana terapeutica si e' sviluppato nei venti Stati che ne autorizzano l'uso. L'arrivo dell'ecstasy costituisce una nuova tappa, ma non riscontra un consenso unanime.
Alcuni scienziati mettono in guardia contro il fenomeno di dipendenza legato a questa droga “feel good”, il cui uso prolungato puo' provocare danni al cervello. Che queste sostanze siano amministrate sotto controllo medico non premunisce dagli effetti disastrosi sui pazienti. Gli Usa devono anche affrontare un grave problema di salute pubblica, legato alla dipendenza di migliaia di persone agli antidolorifici. Uno studio del Center for Deseas control and prevention messo in circolazione lo scorso 8 dicembre, ha ancora una volta allertato sul numero di morti dovuto alle overdose per antidolorifici, in aumento del 4%: nel 2015, 17.536 americani sono morti.

(articolo di Stéphanie Le Bars pubblicato sul quotidiano Le Monde del 18/12/2016)
 
 
 
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