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Droga. Carlos Fuentes per la legalizzazione
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Articolo di Redazione
21 maggio 2010 16:12
 
Una commedia in cui l'umorismo e' stato sostituito dall'orrore. Cosi' Carlos Fuentes definisce il suo nuovo romanzo “Adan en Eden” (ed.Alfaguara). L'aria della commedia procede per conto del suo autore messicano nato a Panama nel 1928. L'orrore, in questo caso, e' quello della realta' del Messico, un Paese “minato” dal narcotraffico.
Per Fuentes, la differenza fra tema e tono nasce dal suo rifiuto a scrivere un romanzo in forma di tesi su una questione a cui avrebbe potuto dedicare un articolo su un giornale. “Pensavo che l'argomento fosse talmente tragico da poterlo utilizzare come inizio di una commedia, raccontando di un uomo che finisce nella droga trascinato dalle circostanze”. Questo uomo e' Adán Gorozpe, un magnate con doppia vita che diventa un pezzo grosso, dove la corruzione gli consente di passare su un tappeto rosso di una societa' che “gli promette tutto ma non gli dice quando”.
“La violenza” -dice lo scrittore- “e' materiale che resiste dall'esser trattato con umore. Ma l'umore nasce proprio da questa battaglia tra materia e stile. E lo stile e' cio' che trasforma l'attualita' in un'opera letteraria. I fatti raccontati da 'Guerra e pace' erano noti, ma Tolstoj gli da' qualcosa in piu'. Cos'altro e' la letteratura”. Malgrado sia scritto come un giornale, Carlo Fuentes riconosce che il suo “Adan en Eden” e' “il romanzo di un lettore di giornali”. Chi lo legge e chi legge il suo personaggio, lo inquadra come un narcos e i fatti sanguinosi che gli stanno intorno occupano sempre piu' spazio.
Fuentes ha una spiegazione e una soluzione.
La spiegazione. “Il Messico e' al centro del narcotraffico perche' e' un Paese di frontiera. E' qui la differenza. E ne e' responsabile insieme agli Usa, perche' armi e consumo sono statunitensi mentre i morti sono messicani”.
La soluzione? “Depenalizzare le droghe. Lentamente. Nel frattempo abbiamo il problema di dover trattare con questi criminali. La polizia e' stata largamente cooptata e l'Esercito e' piu' debole dei narcos. Inoltre, a volte l'Esercito non vuole sporcarsi. Ed ha ragione. Non e' in grado di svolgere i compiti della polizia. Abbiamo bisogno di una forza implacabile che si affronti con avversari altrettanto implacabili, cosi' come le forze francesi di sicurezza, la polizia dell'ex-Germania dell'est o quella israeliana. Abbiamo bisogno di una forza di contrasto molto determinata”.
Non ci sarebbe un problema di sovranita' nazionale? “Viviamo in un mondo globalizzato. Perche' ignorarlo. Sarebbero atti di Stato, di uno Stato che si difende. Non chiedo che muoia lo Stato messicano. Ce' voluto molto tempo per costruirlo”.
Quello che suggerisce potrebbe aprire una porta che poi potrebbe essere difficile chiudere. “Questi sono mercenari che operano in tutto il mondo e nessuno sa niente di loro. Non bisognerebbe entrare in nulla che poi non si e' in grado di gestire. Sono li' per svolgere un ruolo preciso contro dei criminali”.
(tradotto dal quotidiano El Pais)

 
 
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