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Cocaina quotidiana. Continuiamo a farci male. Quanti don Riccardo ci vorranno ancora?
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Articolo di Vincenzo Donvito
16 maggio 2011 13:38
 
 Le notizie di episodi piu' o meno criminali correlate a produzione, traffico, spaccio e consumo di sostanze illecite, fanno parte del quotidiano. Tant'e' che spesso non ci si fa attenzione piu' di tanto. Eppure sono storie gravi quanto quelle di chi nel mondo muore ancora di fame, ma se abbiamo fatto l'abitudine a queste ultime, figuriamoci a quelle sulle droghe illecite.
Questo per dire che non ci stupisce piu' di tanto quello che sta emergendo dalla vita del sacerdote ligure don Riccardo che, per adescare sessualmente i ragazzini, usava anche la cocaina. Non ci interessa l'aspetto chierico in se' della vicenda (che la Chiesa romana si risolva da se' i problemi sulla sessualita' dei propri sacerdoti), anche perche' non vediamo orde di sacerdoti drogati e “allupati” che minacciano la nostra societa'; non piu' di tanto rispetto ad un trend delinquenziale in merito che vede ben altri numeri (basti pensare alle violenze in famiglia su donne e bambini). Certamente la notizia fa piu' scandalo di quella di un qualunque zio non-chierico che costringe a rapporti sessuali la nipotina dodicenne, ma noi abbiamo la tendenza a non socializzare i problemi interni della comunita' cattolica romana, crediamo che gli italiani, per quanto talvolta vittime di questi problemi, pensino ad altro e, soprattutto -per chi li frequenta- ai tanti preti che fanno del bene nel sociale.
La nostra assenza di stupore nasce dalla considerazione che gia' da tempo denunciamo la presenza delle droghe illegali nel tessuto piu' intimo della nostra quotidianita'. Non le droghe in se', sul cui uso e utilita' individuale non sindachiamo, ma le droghe illegali. Quindi, nello specifico, non la cocaina in se', ma la cocaina illegale che, in quanto tale, e' nociva piu' di una qualunque dose eccessiva assunta da un qualunque desideroso di sballo. Un contesto di “proibito” che porta i potenziali assuntori ad essere piu' attratti: per esempio, il nostro don Riccardo che -facciamo solo un'ipotesi di scuola- attratto dalla trasgressione rispetto al proprio voto, cosa di meglio per soddisfare la propria sessualita' nascosta se non usando cio' che e' altrettanto “peccaminoso” e proibito come la droga, che per acquistarla ti devi ingegnare ed entrare in contatto con l'altrettanto peccaminoso mondo della delinquenza? Un mix di trasgressione che, visto il chierico contesto, non puo' che essere peccaminoso.
Una quotidianita' che porta chi ama gli eccessi ad essere ancor piu' eccessivo ed a giustificare l'esistenza di mercati clandestini in mano alla delinquenza organizzata per soddisfare una domanda che altrimenti imploderebbe.
E questo e' solo l'esempio di don Riccardo. Quanti giovanissimi si rivolgono al pusher per comprarsi lo spinello e, tentati dall'offerta del delinquente che vuole guadagnare di piu' e farsi clienti piu' redditizi, cedono alla prova del crack o dell'ecstasy o della cocaina?
Il nostro sistema, di fronte a questa realta', continua a ideologicamente dissertare sul fatto che bisogna impedire la domanda agendo sulle coscienze dei singoli. Continuano a vietare, e consumi e delinquenza sono piu' diffusi e in crescita, provocando sempre piu' male ai singoli, alla societa' e all'economia.
Il fatto che questo rapporto tra vita quotidiana e delinquenza sia arrivato a tangere anche i chierici, che in quanto ad indottrinamento non reggono nessun paragone rispetto ai “sermoni” del nostro Dpa (Dipartimento antidroghe del Governo) nelle scuole e nella loro pubblicistica, dovrebbe far riflettere piu' di uno tra coloro che, in buona fede, e' preoccupato per la salute e il civismo dei piu'.
Non e' che se le droghe fossero legali, se di loro si conoscesse di piu' e con piu' certezze, se per la loro presenza non si dovesse dare spazio a delinquenti e mafie, ci si farebbe tutti meno male? Quanti don Riccardo ci vorranno ancora?
 
 
 
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