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Cocaina e l'hub Valencia. Le considerazioni del procuratore spagnolo antidroga
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Articolo di Redazione
25 ottobre 2014 13:09
 
“Valencia e' un punto nevralgico, mi preoccupa molto”. " Ha due porti importanti: quello di Valencia e quello di Sagunto. Ha un aeroporto. E' zona di transito delle merci dal Marocco verso l'Europa. Per questo e' una zona di una importanza strategica molto grande per la lotta contro la droga. Tra le piu' grandi di tutta la Spagna”. Cosi' ieri José Ramòn Norena, il massimo responsabile della Procura antidroga spagnola.
Norena ha confermato, in una improvvisata conferenza stampa a margine dell'incontro a Valencia con una trentina di procuratori specializzati nella lotta contro i traffici di droghe, che Valencia e' considerata come uno dei “principali porti di ingresso della cocaina in container” per l'Europa. “Ma solo cocaina”. L'eroina, considerato che la Spagna non e' una piazza di distribuzione globale ma solo un Paese di “destinazione finale”, attraversa le frontiere del Paese in piccole quantita'. “Stiamo parlando, al massimo, di sequestri di 50 chilogrammi. Per la cocaina parliamo invece di centinaia di chili”.
La cocaina arriva essenzialmente da Colombia, Peru' e Bolivia. Nel suo viaggio verso Valencia e altri porti sensibili della grande costa spagnola, proviene alternativamente da Paraguay, Ecuador, Panama e Santo Domingo (nella Repubblica Dominicana), “che e' un punto importante del transito verso l'Europa”.
Il porto e' utilizzato da quelli che lo prediligono o da piccole reti di vendita della droga, fino ai “trafficanti piu' professionisti, che sono dediti all'importazione ed esportazione delle merci”. Negli ultimi cinque anni sono state spesso catturati dei carichi di una tonnellata di cocaina. Ora, invece, i narcos preferiscono diversificare il rischio e abitualmente si trovano carichi di non piu' di 250 chili. “Non abbiamo elementi per credere che il trafficante sia un signore con corna e coda, ma una persona che fa uso di una certa mentalita' imprenditoriale. Chiede di ottenere il massimo beneficio col minimo rischio”.
Il procuratore e' intervenuto anche contro le cosiddette associazioni di cannabis. “Non esiste nessun varco legale in materia”. La sola distinzione e' quella tra le associazioni “non attive” e quelle che svolgono una “attivita' di distribuzione di cannabis, contro la quale li perseguiamo e li perseguiremo”, perche' sia superato il valore che viene dato all'autoconsumo. Questo fenomeno e' concentrato in Catalogna (400) e nel Paese Basco (200). Nella comunita' Valenciana ce ne sono una ventina, che stanno aprendo come succursali di altre entita', soprattutto catalane.
Norena si e' detto contrario a che la Spagna segua le orme di Uruguay e Stati Uniti nella depenalizzazione della marijuana. Un percorso -dice- pieno di inconvenienti e che comunque deve partire da un accordo internazionale.
A livello di “opinione personale”, il procuratore considera “impossibile” che la guerra contro la droga arrivi ad una vittoria che faccia sparire la droga. “La meta credibile da conseguire e' che il livello di consumo e di traffico di droghe sia tale da poter essere sopportato da una societa'. E rispetto alla situazione attuale, non so quale sia questo livello accettabile”.

(articolo di Ignacio Zafra, pubblicato sul quotidiano El Pais del 25/10/2014)
 
 
 
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