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La cella del narco in una prigione del Paraguay
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Articolo di Redazione
31 luglio 2016 13:08
 
 Un narco brasiliano aveva organizzato la propria cella come se fosse una suite di lusso. Divisa in tre parti, sala di riunioni, cucina con tutto l'occorrente, schermo tv grande al plasma… Nel cuore di una della prigioni tra le pu' super-popolate del Paraguay, un narcotrafficante brasiliano, fan del barone della droga Pablo Escobar, aveva organizzato la sua cella come una suit degna di un albergo di lusso.
La scoperta, martedi' scorso, di una potente bomba all'interno del centro penitenziario di Tacumbu ad Asuncion, la capitale del Paraguay, ha fatto scoprire i vantaggi di cui beneficiava Jarvis Chimenes Pavao fin dal 2009, con la complicita' di alcuni alti funzionari. “Sei o sette ministri della Giustizia e sei o sette direttori della prigione”, hanno beneficiato della situazione, ha detto alla stampa Laura Acasuso, il suo avvocato, durante una visita organizzata.
In questa “cella VIP”, che si trova al centro della biblioteca, e' stata trovata la versione integrale di una serie televisiva del suo idolo, Pablo Escobar, il famoso barone della droga colombiana, ucciso dalla polizia a dicembre del 1993. “Ora demoliremo la cella e prenderemo dei provvedimenti contro i direttori che hanno autorizzato questi privilegi perche' siano condannati”, ha dichiarato il nuovo ministro della Giustizia Ever Martinez, che e' entrato in carica giovedi' scorso 28 luglio. Il suo predecessore, Carla Bagicalupo, e' stata destituita dopo questa scoperta.
Visite, telefonini ed Internet
Chimenes Pavao, considerato come uno dei narcos piu' pericolosi della regione, e' accusato di essere all'origine dell'assassinio dell'industriale Jorge Rafaat, nello scorso giugno, alla frontiera col Brasile, luogo di notevoli traffici di tutti i tipi. Dopo la scoperta dello scandalo, e' stato trasferito nella caserma della forze speciali del Paraguay. Tra i circa 3.500 detenuti (il doppio della capacita' ricettiva delle carceri), numerosi sono coloro che rimpiangono il brasiliano, condannato a 8 anni di prigione per riciclaggio di denaro e di cui il Brasile, dove e' ricercato per traffico di droghe, ha chiesto l'estradizione.
“Non so cosa diventeremo senza di lui”, dice una dei suo compagni di detenzione che ha voluto restare anonimo. Quest'ultimo dice che Chimenes Pavao si mostrava generoso e donava soldi per sistemare il campo di calcio e la cappella della prigione, e pagava anche per la propria sicurezza. Mentre, un altro detenuto brasiliano, nella stessa prigione, “vive nella miseria”.
“Era l'uomo piu' amato della prigione”, confida Antonio Gonzlez, un altro condannato. “Non aveva mai sostenuto di essere un santo, ma scontava la sua pena e partecipava con i soldi guadagnati legalmente attraverso le sue aziende”, ha detto il suo avvocato. Secondo cui, il trafficante, che “ha 1.200 impiegati”, ha notoriamente partecipato alla costruzione degli alloggi per i direttori della prigione, i bagni per le guardie, l'ammodernamento della biblioteca, e pagava anche lo stipendio ai cuochi.
Come nella maggior parte delle prigioni latino-americane, a Tacumbu, i detenuti dormono su dei cartoni messi in terra, al freddo, non mangiano a sufficienza e le rivolte sono molto frequenti.
“Due detenuti sono morti di fame e di freddo” nello scorso giugno, dice un altro detenuto brasiliano. I detenuti fortunati che vogliono essere trasferiti nel padiglione molto esclusivo del narco brasiliano, dovevano pagare 5.000 dollari (4.500 euro) e una retta settimanale di 600 dollari (540 euro), ha dichiarato alla televisione un ex-condannato, l'ingegnere Osvaldo Arias. In cambio essi avevano il diritto alle visite ad ogni ora, all'uso del telefonino e l'accesso ad Internet.

(da un lancio dell'agenzia France Press – AFP del 31/07/2016) 
 
 
 
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