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Argentina e narcoeconomia: un pericolo che cresce
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Articolo di Redazione
16 dicembre 2013 16:03
 
Mentre il narcotraffico aumenta la temperatura nell'agenda politica, il business della droga cresce rispetto all'economia formale. A fronte dell'assenza di statistiche ufficiali, gli specialisti analizzano i settori piu' permeabili al rischio narco e mettono sul chi va la' in merito alla debolezza del settore finanziario.
Il costo sociale e le debolezze legislative di un flagello in crescita
Quando era al culmine del suo potere, Pablo Escobar si offri' di pagare il debito estero della Colombia in cambio della disponibilita' del Governo a non consentire l'estradizione dei narcos in Usa. L'episodio, che e' parte della pomposa aneddottica che caratterizzava il piu' grande trafficante di droghe al mondo, non solo serve per dare una dimensione all'onnipotenza del cartello di Medellin negli anni 90, ma e' dimostrazione del peso del business delle droghe nell'economia di un Paese.
L'Argentina e' ancora lontana da quel flagello colombiano, anche se, in questi giorni, sono pochi coloro che hanno dubbi sulla forte crescita del narcotraffico nel Paese durante gli ultimi dieci anni. Al penetrante documento pubblicato dalla Chiesa all'inizio di dicembre, che avvertiva sui rischi di “passare ad una situazione di difficile ritorno”, si aggiunge la pronuncia della Corte Suprema, che ha chiesto provvedimenti urgenti per combattere l'ingresso delle droghe dal nord del Paese.
E mentre l'attenzione per i narcos guadagna spazi nell'agenda politica, il business della droga comincia a metter radici nell'economia locale. E pur se per la sua dimensione illegale e' difficile dimensionarne gli effetti nei conti del Paese, e' certo quanto economisti ed esperti gia' rilevano, con sintomi della minaccia narco nell'economia formale, che va dal sistema finanziario fino al settore immobiliare, passando per la compravendita di giocatori di calcio.
Quanta droga si consuma in Argentina? Quanta se ne produce? Con quale valore? Una risposta certa ed ufficiale a questi interrogativi sarebbe il primo passo per diagnosticare il problema del traffico di stupefacenti nel Paese, concordano gli specialisti.
In linea con la mancanza di statistiche che caratterizza l'Indec e altri uffici publbici, gli esperti della Secretaría de Programación para la Prevención de la Drogadicción y la Lucha contra el Narcotráfico (Sedronar), non pubblicano informazioni dal 2011, quando ne era titolare José Granero, che fu fatto dimettere per divergenze con Anibal Fernandez. Altro sintomo: l'organismo incaricato di controllare domanda e offerta di droghe e' rimasto senza guida per la maggior parte di quest'anno, dopo che a marzo Rafael Bielsa aveva rinunciato al suo incarico.
La recente designazione di Juan Carlos Molina -un sacerdote di Santa Cruz scelto dai Kirchner- presuppone l'avvio di una nuova strategia nella lotta al narcotraffico e alla mancanza di sicurezza: la Sedronar cedera' la Subsecretaria de Lucha contra el Narcotrafico, che andra' nell'orbita del ministero della Sicurezza, oggi diretto dall'attiva funzionaria Maria Cecilia Rodroguez.
Ha vinto in dieci anni?
La mancanza di statistiche ufficiali non ha impedito alle autorita' mondiali come l'ONU di pubblicare stime e proiezioni sull'evoluzione del narcotraffico a queste latitudini. Sono dati che, come segnalano gli esperti, permettono di vedere solo la punta dell'iceberg del business che viene messo in moto dalla droga.
“L'Argentina si e' trasformata in un collegamento fondamentale nel traffico di droghe. Il fatto di essere un punto intermedio nella rotta verso l'Europa, ha convertito se stessa in un mercato”, dice Martin Verrier, specialista in narcotraffico e consulente sulla sicurezza.
Dieci anni fa l'Argentina svolgeva un ruolo secondario nella rotta del narcotraffico ed era considerato un Paese poco interessante per il commercio di stupefacenti rispetto ai suoi vicini della regione. Secondo dati dell'ONU del 1998 che sono stati diffusi dal Sedronar, il 2,3% della popolazione argentina adulta fumava marijuana, solo lo 0,03% usava eroina e non c'erano dati ufficiali sul traffico di anfetamine.
Dieci anni dopo, lo scenario e' radicalmente cambiato. Gli stessi dati dell'ONU fanno sapere che il consumo di marijuana e' aumentato del 200% arrivando al 7,2% (quasi due milioni di persone), l'uso di eroina e' cresciuto del 400% coinvolgendo lo 0,16% della popolazione, e il precedentemente inesistente mercato delle anfetamine oggi riguarda lo 0,6% degli argentini.
Il segnale piu' pesante della crescita del narcotraffico nel Paese e' quello del traffico e consumo di cocaina: mentre alla fine degli anni 90 riguardava l'1,2% della popolazione e collocava l'Argentina al sesto posto a livello latinoamericano, dieci anni dopo, l'uso di questa sostanza riguarda il 2,6%. 728.000 persone che consumano un totale di 73 tonnellate di cocaina all'anno in media. In questo modo, oggi il Paese annovera il dubbio onore di essere il primo nel ranking regionale di consumo di cocaina. In proposito, un lavoro di Verrier con le cifre ufficiali disponibili, stima che il mercato del consumo di cocaina nel Paese muova 3.228 milioni di dollari.
Nel contempo, l'ufficio antidroghe dell'ONU colloca l'Argentina nel podio dei Paesi dove circola piu' cocaina. In base ai carichi sequestrati a livello mondiale, il Paese e' il terzo maggior porto che fornisce questo tipo di narcotici, superato solo da Brasile e Colombia.
L'altro giorno, il giudice della Corte Suprema Raul Zaffaroni, ha respinto i dati della nota informativa. “E' pazzesco, se consideriamo che non c'e' produzione della materia prima in Argentina”, ha detto il magistrato, che e' uno dei piu' allineati al Governo rispetto alla sua politica antidroga. Nonostante, secondo i dati della Secretaría de Seguridad de la Nación, durante quest'anno sono state individuate 235 fabbriche di droghe in tutto il Paese, un numero che, secondo gli specialisti, rappresenta circa il 10% del mercato totale. Cosi' l'Argentina si aggiunge al gruppo dei Paesi considerati produttori, come Colombia, Peru' e Bolivia. Per la DEA, l'Argentina e' uno dei 25 Paesi che registra una maggiore produzione di precursori chimici utilizzati per la preparazione degli stupefacenti. “In Colombia la produzione di cocaina e gli ettari di piantagione si vanno sensibilmente riducendo negli ultimi anni, a partire dal Plan Colombia, ma nel medesimo periodo e' cresciuta in Peru' e Bolivia”, dicono gli esperti. Questo spostamento geografico della produzione verso il sud, sposta anche l'epicentro del business in Argentina.
L'altro filtro
In questi giorni il dibattito si e' focalizzato sul fallimento della presenza dello Stato. Ma mentre aumentano le critiche per la porosita' delle frontiere e per la sconfitta dei controlli aerei, gli specialisti in lavaggio di denaro allertano sul fatto che il sistema finanziario non e' escluso. “In Argentina e' stata direttamente negata l'incidenza del narcotraffico nella produzione di denaro sporco dal sistema finanziario ufficiale”, segnala Juan Felix Marteau, avvocato specialista in lavaggio e rappresentante per l'Argentina al GAFI durante il governo di Nestor Kirchner. E aggiunge: “Il Governo non riconosce che ci sia un vincolo tra riciclaggio di denaro e narcotraffico”.
Avendola diretta fino al 2005, Alicia Lopez, mette il dito sulla Unidad de Información Financiera (UIF). “Oggi non c'e' un'intelligence finanziaria in Argentina. La UIF era stata creata per lavorare congiuntamente con altri organismo dello Stato e con il settore privato, pero' non ha concluso nulla”. E fa l'elenco dei settori piu' permeabili al riciclaggio dei proventi del traffico di droghe. “Gli ambiti piu' coinvolti sono l'immobiliare, l'alberghiero e il gastronomico. Ma e' impossibile venire a capo di questi crimini senza una diagnostica”.
Sulla medesima linea, Marteau sostiene che ci sono condizionamenti narco nella produzione agricola lungo la rotta della droga che va dalla Bolivia a Buenos Aires, incluse zone di Salta, Cordoba, Santa Fe e Entre Rios. Altro luogo prediletto dai trafficanti e' il corridoio marittimo adiacente il porto di Rosario.
In base alle raccomandazioni del Grupo de Acción Financiera Internacional (GAFI), ogni Paese membro deve elaborare una mappa del rischio per determinare quali sono i crimini prodotti dal denaro sporco. In Argentina questa mappa non esiste, dicono gli specialisti. Da dove viene il maggior flusso di proventi illegali? Dal narcotraffico, dal contrabbando o dalla evasione fiscale? “Si dovrebbe calcolare l'ammontare di flussi di denaro illegale e in base a questo determinare dove si dovrebbe attaccare il problema”, dice Marteau.
Anche se gli specialisti sono d'accordo che, stante cosi' le cose, non e' possibile determinare con esattezza quanto il denaro del narcotraffico crea un impatto nel sistema finanziario argentino, segnalano che esistono indicatori globali che aiutano a determinare la gigantesca incidenza a cui e' esposta l'economia locale: di complessivi 2 milioni di milioni di ricavi che ogni anno provengono da attivita' criminali nel mondo (praticamente il PIL del Brasile), qualcosa come 300 mila milioni (quasi come il PIL colombiano) provengono dal mercato nero delle droghe. Di questi due milioni di milioni, tre quarti si riciclano attraverso il sistema finanziario.
“Un incremento delle attivita' di produzione e commercializzazione delle droghe nel Paese, va inesorabilmente a iniettare denaro illegale nel sistema finanziario locale”, denuncia l'esperto.
In ogni modo, il narcotraffico sembra proprio che sia uno dei crimini determinanti del lavaggio di denaro in Argentina. Lo segnalano anche le valutazioni del GAFI. “Di fronte alla realta' del narcotraffico in Argentina, il sistema finanziario deve concretamente sfidarlo creando analisi dei rischi per identificare il possibile ingresso di denaro proveniente da atti illegali, i suoi metodi e i suoi attori”, dice Marteau.
Si sequestra solo il 7% della droga che entra nel Paese, dicono gli esperti.

(articolo senza firma pubblicato sul “El Cronista Comercial” del 13/12/2013)
 
 
 
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